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Interpretare il vino

Solo sapendo interpretare un vino riuscirò a capirlo, in una sorta di dialettica nella quale le caratteristiche di quel vino e la mia capacità di analisi organolettica possano permettermi di riconoscerlo e di saperlo comprendere fino in fondo.

Assaggiare, degustare, descrivere, raccontare, sono tutti aspetti importanti se si parla e si scrive di vino. Secondo me, però, la cosa più importante, il vero discrimine, sta nell’interpretare il vino.

Non si tratta, come potrebbe essere una facile battuta, di farne l’imitazione. Si tratta di collocarlo in un ambito, di capire cosa ha voluto fare il produttore, di valutare se è riuscito nel suo intento, ed eventualmente, ma solo eventualmente, di provare a dare un giudizio su tutto questo. Va, insomma, tenuto presente il contesto, l’intenzione, la tecnica, ovviamente, la parte estetica della questione, tutto attraverso una capacità di analisi organolettica, che però deve essere al servizio dell’interpretazione del vino e non fine a sé stessa. 

La coerenza con l’origine e con le intenzioni del produttore

In parole più semplici, se devo comunicare un determinato vino, dovrò innanzi tutto spiegare perché è così, se questo è coerente con la sua origine, con le intenzioni del viticoltore o comunque del produttore. Se ha delle caratteristiche organolettiche piacevoli e perché. Se l’aspetto enologico è funzionale alla sua espressione e se riesce effettivamente a dar conto della sua origine. Se è “tipico”, insomma, se la “tradizione” non ne esce sbiadita, ma, anzi, esaltata da tutto questo rendendo unico e identificabile proprio per quel motivo, il vino che abbiamo nel bicchiere. 

Qualcuno potrebbe dire, ma quanto la fate lunga, in fin dei conti ogni vino è qualcosa da bere e deve piacere a persone con gusti anche diversi. Perciò non si dovrebbe andare oltre a concetti quali “buono” o “cattivo”, espressioni immediate del “mi piace” o del “non mi piace”, in un’orgia di relativismo che fa diventare tutto uguale a tutto, come le vacche che di notte sono tutte nere. Eppure, chi si appassiona di vino e vorrebbe approfondire fa proprio considerazioni simili a quelle che ho appena citato. 

Il Barolo Falletto Riserva Vigna delle Rocche 2016 di Bruna Giacosa

Un esempio concreto. Prendiamo un vino che rappresenta il Graal per qualunque appassionato di Barolo, il Falletto Riserva Vigna delle Rocche 2016 di Bruna Giacosa. Un grandissimo Barolo di un leggendario vigneto di Serralunga d’Alba. Proviamo a fare delle considerazioni introduttive. Uve Nebbiolo Lampia in prevalenza. Solo botti grandi per almeno tre anni dopo una vinificazione in vasche di cemento con un contatto con le bucce per circa un mese. Un vino che fa del rispetto della tradizione viticola ed enologica di Langa la sua cifra stilistica.

È evidente che il colore non sarà troppo concentrato, che i profumi debbano andare al di là del fruttato primario e svariare su note di ribes, rosa, forse anche su tonalità balsamiche. Il sapore dovrà essere abbastanza grintoso, con tannini gagliardi, ma in buona parte, e per la maturazione polifenolica coerente con annata e produzione di uva per ceppo, già integrati in un corpo agile, appena ruvido per gioventù, ma che già promette di evolvere in modo clamoroso in quindici/venti anni in bottiglie. Se lo assaggiassi sarebbe effettivamente così? Sarebbe coerente con le mie aspettative? Sono certo, anche per averlo fatto, che le cose stanno così. 

Fondamentale la conoscenza

Ma devo sapere che i grandi Barolo di Serralunga hanno una tessitura più fitta di quelli di Cannubi, ad esempio, e che quei tannini ci devono essere perché quel vino rappresenti le sue origini e la tradizione stilistica prima di Bruno e oggi di Bruna Giacosa. Solo sapendolo interpretare riuscirò a capirlo, in una sorta di dialettica nella quale le caratteristiche di quel vino e la mia capacità di analisi organolettica possano permettermi di riconoscerlo e di saperlo comprendere fino in fondo. Non è facilissimo, ma noi che amiamo i grandi vini siamo così, e le cose facili forse non ci piacciono.

*Foto apertura: tratta da https://terroirsense.com/

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