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Il Pinot Bianco si fa spazio a partire dall’Alto Adige in una due giorni, 18 e 19 maggio, tra seminari scientifici e degustazioni.
Che l’Alto Adige stia diventando la regione vitivinicola dei Pinot è un sospetto che ho iniziato ad avere da un po’. A confermarlo sono i numeri degli ettari ma soprattutto le energie che produttori di uva e vino riversano nel comunicare e promuovere questi vitigni e questi vini.
A onor del vero il maggiormente rappresentato in termini di ettari è il Pinot Grigio. Dati ufficiali gli attribuiscono ben 669 ettari, che corrispondono a un 12% della produzione totale dell’Alto Adige rendendolo il vitigno maggiormente coltivato e dalle ottime rese. Il Pinot Grigio italiano è famoso in tutto il mondo, immediato e di facile comprensione. Accoglie il consenso dei più, si dimostra versatile e appagante ma al contempo poco impegnativo, anche nel prezzo. Per questi e altri motivi è richiesto, e continuerà ad esserlo. Va detto però che l’Alto Adige non detiene l’esclusività di questo vitigno né il primato. Molto diffuso in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino ovviamente si ritiene poco rappresentativo, di conseguenza non poteva essere lui il Pinot di riferimento per l’Alto Adige.
Altro paio di maniche quando si parla di Pinot Nero, 522 ettari cioè 9,3% della produzione. Rese evidentemente diverse e un progetto di zonazione che sta iniziando a dare i suoi risultati. Rappresentativo del territorio, certamente, e sempre più riconoscibile.
Arriviamo quindi al terzo Pinot, quello bianco. Varietà che talvolta compete, e il più delle volte si spalleggia, con lo Chardonnay. Sono 579 gli ettari a Pinot Bianco che corrispondono al 10,3%. Per la cronaca Chardonnay: 592 ha, 10,6%; fino al 1999 non esisteva distinzione tra questi due vitigni.
Nel Pinot Bianco l’identità altoatesina è più forte e marcata. Ama l’altitudine, e in Alto Adige quella non manca. A quanto pare è lui il vitigno bianco, tolto lo Chardonnay, su cui investire e crescere. Nella sua neutralità aromatica (per capire questa affermazione pensate alla riconoscibilità di Sauvignon e Gewürztraminer) è molto versatile prestandosi a diverse interpretazioni. Da vinificazioni in acciaio per i vini d’annata, passiamo a versioni più complesse che fermentano in legno e maturano a lungo sui lieviti. Non dimentichiamo ovviamente che si presta anche alla rifermentazione in bottiglia e al metodo classico. In vigneto è sensibile al marciume, di conseguenza predilige vigneti ventilati con una corretta insolazione e dove il ristagno d’acqua è scongiurato.
La ventilazione sembra essere proprio l’ingrediente segreto contribuendo non solo alla salubrità delle uve ma soprattutto all’equilibrio nella maturazione tra zuccheri, acidi e aromi. Aspetti imprescindibili nel determinare lo stile di Pinot Bianco che si può produrre. Di fatto è quanto è emerso da un interessante studio del Centro di Sperimentazione Laimburg che ha preso in considerazione Pinot Bianco di quattro zone differenti, Termeno, Nals, Appiano e Terlano, campionando per ciascuna uve da due altitudini differenti (223-730 m slm per Termeno. 650-419 per Nals. 542 e 569 per Appiano. 278 e 670 per Terlano).
La scelta del sito di produzione condiziona, per non dire determina, lo stile (non la qualità) delle uve e di conseguenza dei vini incidendo sulla maturazione e sulla relazione tra maturazione e epoca di vendemmia. In estrema sintesi altitudine e temperatura sono i due fattori da tenere sotto controllo. La temperatura in particolare si è dimostrata un dato interessante e per nulla banale. Per temperatura intendiamo una media tra quelle di suolo, grappoli, aria; tutte evidentemente condizionate dalla presenza di vento. Una conclusione interessante è stata che laddove la temperatura media è alta l’epoca di vendemmia non incide particolarmente sul risultato finale, mentre laddove la sommatoria è più bassa l’epoca di vendemmia diventa determinante e possiamo realisticamente parlare di vendemmia precoce, a maturazione e di vendemmia tardiva. Pare inoltre che questo vitigno risponda con resilienza al cambiamento climatico, tuttavia il suo destino è l’altitudine e forse per impianti futuri è bene pure pensare di salire in quota.
Non dovrebbe stupire considerando che al momento il vitigno è maggiormente rappresentato in Germania, ben più a nord dell’Italia e con un clima molto fresco, con 5580 ettari. Segue l’Italia con 2337 ettari principalmente tra Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Veneto. Poi Austria, 1872 ettari, e medaglia di legno per la Francia con 1200-1300 ettari.
A livello generale possiamo dire che il Pinot Bianco in quanto vino è apprezzato in Italia e all’estero per i suoi profumi, la sua bella freschezza e capacità di beva. Versatile non solo in cantina ma anche a tavola – si presta a diversi abbinamenti – è presumibile che negli anni aumenterà la sua nomea e anche la richiesta al di fuori del pubblico altoatesino che in realtà già ora lo predilige il più delle volte. Al fianco delle aziende il contributo di sommelier e camerieri preparati nel promuoverlo a tavola sarà determinante, questo già lo sappiamo ma non ci stanchiamo mai di ripeterlo.
Per concludere, significativa è stata l’affermazione, a chiusura della tavola rotonda sullo stato del Pinot Bianco, da parte di Hans Terzer. L’enologo ha sottolineato quanto sarà importante per il futuro individuare le zone più vocate alla coltivazione di ciascun vitigno e come questo determinerà una specializzazione dei vignaioli stessi. Dover per forza fare tutti tutte le etichette possibili non è obbligo di legge, diventare invece i numeri uno in qualcosa potrebbe dimostrare una svolta sia per quanto riguarda le cantine sociali che i singoli piccoli produttori. Insomma lunga vita al Pinot Bianco, certamente, ma anche alla ricerca scientifica che aiuterà senza dubbio a affrontare nel miglior modo possibile il cambio climatico nella tutela e nel rispetto dell’ambiente e di chi lo abita.
Di seguito alcuni assaggi che mi hanno colpito. La denominazione ovviamente è Alto Adige Pinot Bianco Doc, che in tedesco suona Südtyrol Weissburgunder. Clicca sul nome del vino per aprire la scheda.
- Kellerei St. Michael-Eppan, Alto Adige Pinot Bianco St. Valentin 2021
- Kellerei Schreckbichl Colterenzio, Alto Adige Pinot Bianco Riserva Berg 2021 (Anteprima)
- Castelfeder, Alto Adige Pinot Bianco Riserva Tecum 2020
- Klaus Lentsch, Alto Adige Pinot Bianco Riserva Weissberg 2020
- Weingut Hans Rottensteiner, Alto Adige Pinot Bianco Carnol 2022
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Sissi Baratella
Laureata con lode in Enologia e Viticoltura a Verona e specializzata in Marketing e Comunicazione d’Impresa, ha trasformato l’esperienza pratica come enologo e nell’hospitality in una carriera dedicata alla comunicazione del vino. Organizza eventi e degustazioni, scrive per portali specializzati in food&wine, collabora con Radio Deejay e pubblica contenuti su YouTube in italiano e inglese. È membro delle Donne del Vino e si distingue per il suo approccio dinamico e smart alla divulgazione enologica.