La concorrente di Masterchef ha messo a nudo la distanza tra la cucina presentata dal noto programma televisivo e la cucina “reale”, quella di casa, quella che la gente capisce e mangia tutti i giorni.
A uno sbalordito Bruno Barbieri che le aveva chiesto come mai fosse lì a Masterchef dopo avere assaggiato con qualche perplessità i suoi “tortelli della domenica”, la signora Oriana, con grande schiettezza ha risposto “Io sono qui per la tradizione, perché voi cucinate cose che la gente normale non mangia e non capisce”.
Gelo generale, votazione di due contro uno per farla continuare, con Cannavacciuolo che dice di no, Barbieri e Locatelli che invece votano sì. Sembrava finita lì, invece l’episodio ha avuto un impatto mediatico piuttosto ampio e la signora Oriana rischia di diventare una sorta di eroina della cucina di casa. Nei fatti ci ha detto che “il re è nudo”, che buona parte della cucina professionale dei cuochi stellati non è capita da moltissime persone, cosa vera e sottostimata nella sua importanza.
Certo, cose del genere sono sempre accadute anche in altri settori dell’espressione umana. Nell’arte, nella musica, nella letteratura, grandi geni sono stati incompresi, almeno nel loro periodo di attività. Poi certe espressioni artistiche sono capite e apprezzate da pochi appassionati, pensiamo a molte installazioni contemporanee, alle composizioni di Luciano Berio, alle tele di De Dominicis.
Però per la cucina, soprattutto se diventa un fenomeno televisivo, la cosa è diversa, secondo me, e tendo a simpatizzare con la signora Oriana. Se Masterchef non è solo un programma di intrattenimento, credo che le ricette che vengono presentate dovrebbero poter essere replicate o, quanto meno, far venir voglia di essere replicate in casa, ad esempio. Dovrebbero raccontare storie di tradizioni familiari, locali, di particolari ingredienti, e non solo una tecnica culinaria un po’ estrema e spesso fine e sé stessa che accentua la distanza fra la cucina stellata e il comune sentire delle persone.
È un tema che avevo provato ad affrontare in alcuni editoriali precedenti, con reazioni talvolta persino polemiche da parte di chi pensa a “eccellenze” autoreferenziali, un po’ retoriche e, nel caso dei ristoranti, molto costose e del tutto teoriche per i più. Se invece Masterchef è solo un programma di intrattenimento, se Barbieri, Cannavacciuolo e Locatelli sono semplicemente dei conduttori, degli attori che recitano una parte, e non dei cuochi (Locatelli è peraltro un ristoratore più che uno chef, come lo era Bastianich), allora tutto si capisce e torna al suo posto. Si tratta di commedia, di farsa, di entertainment, come volete, nel quale la cucina è la scusa per fare spettacolo, per creare personaggi, che poi useranno la loro popolarità per scrivere libri, fare pubblicità a prodotti non proprio artigianali, per partecipare ad altre e diverse trasmissioni, come lo star system concede. Basta saperlo.