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I vini possibili per l’anno che verrà

Il mercato del lusso ha fatto lievitare i prezzi di tutti i vini iconici. Prezzi troppo alti possono allontanare le nuove generazioni dal consumo del vino e questo sarebbe un grosso problema per il futuro di questo settore. Fortunatamente in Italia possiamo ancora bere molto bene a prezzi accessibili.

Nel lontano 1979, quando avevo appena ventiquattro anni ed ero ancora uno studente universitario con qualche mese di ritardo nel percorso di laurea, ricordo che lavorai per un mese mettendo volantini pubblicitari nei tergicristalli delle auto in sosta per guadagnare abbastanza soldi e comprarmi in enoteca una bottiglia di Brunello di Montalcino Riserva 1964 di Biondi Santiche allora costava centomila lire ed era il vino italiano più costoso in senso assoluto. Una cifra altissima per l’epoca, quasi un quarto dello stipendio medio di un impiegato. Se lo riportassimo ai giorni di oggi sarebbe più o meno una cifra compresa fra i 350 e i 400 euro.

Molto, ovviamente, ma non paragonabile ai prezzi che alcuni vini iconici hanno nel frattempo raggiunto e che talvolta sono anche di due o di tre volte maggiori. E questo vale per l’Italia, per alcuni Brunello, per diversi Barolo e Barbaresco, per qualche Supertuscan e per un paio di Amarone. Se si va in Francia le cose sono anche più evidenti, con i più famosi Borgogna e qualche Bordeaux, soprattutto di Pomerol, che ormai viaggiano a diverse migliaia di euro la bottiglia.

Un fenomeno che è dipeso da diversi fattori, il più importante dei quali sta probabilmente nel fatto che ai tradizionali mercati dell’epoca si sono aggiunti quelli di altri Paesi, Stati Uniti, Russia, Cina in particolar modo, facendo aumentare in modo esponenziale la domanda e di conseguenza anche i prezzi.

Questo significa che oggi un ragazzo dell’età che avevo io allora, anche lavorando duramente per un mese, non potrebbe minimamente pensare di acquistare con il suo guadagno una bottiglia paragonabile a quella che comprai io. Ma non solo lui, anche un sacco di altre persone, appassionate al mondo del vino, che magari sono disposte a spendere qualche euro per bottiglie importanti, ma che ormai non possono più permettersele.

È il mercato del lusso, esiste da sempre in molti settori, ma in quello del vino è esploso soprattutto negli ultimi vent’anni, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Non sempre si tratta di una specifica responsabilità dei produttori, alcuni dei quali hanno aumentato di parecchio nel tempo i loro listini ma raramente in modo così estremo, ma di una filiera speculativa che sfrutta la situazione, accaparrandosi partite di vini molto famosi all’origine e poi rivendendoli con ricarichi impressionanti in tutto il mondo, nel settore dei cosiddetti big spender.

Non voglio fare un discorso moralista, dico solo che ormai certe etichette sono solo nella disponibilità di persone molto abbienti e che noi comuni mortali dobbiamo dimenticarcele. In un momento come quello che stiamo vivendo e che acuisce se possibile un fenomeno del genere, l’anno che verrà dovrebbe suggerire a chi scrive, valuta, assaggia, da professionista o da appassionato non fa grande differenza, di scrivere, valutare, assaggiare sempre meno quei vini, ammesso che ci si riesca, e sempre di più quelli che poi possono essere effettivamente acquistati e bevuti se si vuole essere utili a qualcuno e non solo pavoneggiarsi per le rendite di posizione che il ruolo di addetto ai lavori talvolta concede.

Per di più in Italia abbiamo con tutta probabilità la più ampia scelta al mondo di vini con un rapporto qualità/prezzo formidabile, che non significa per forza costi molto bassi, ma significa buona qualità a prezzi umani. Tanto per fare un esempio di una denominazione magari anche famosa, ma non “stellare” come altre in Toscana, qualche settimana fa su DoctorWine abbiamo pubblicato un piccolo articolo sui Morellino di Scansano. Quattro vini deliziosi che costavano tra i 10 e i 15 euro in enoteca o in rete. Pensate a quanti vini italiani sono così, in tutte le regioni oltretutto.

Ecco, penso che l’anno che verrà, e forse anche quelli successivi, quando mi auguro come tutti che finirà questo periodo terribile, saranno nel mondo del vino gli anni dei vini possibili, di quelli che consentiranno anche a molti giovani di avvicinarsi a questo settore con serenità, coltivando la loro passione, visitando aziende, ognuno con le proprie sensibilità e senza sentirsi inadeguati anche, forse soprattutto, economicamente. Vale ovviamente anche per molti altri ambiti, ma nel nostro mondo ci deve essere chiaro che non far appassionare le giovani generazioni potrebbe essere un problema molto grave, e i prezzi troppo alti non aiutano affatto nell’impresa.

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