Avete mai provato a risalire all’essenza della parola “cultura”? L’etimologia non lascia spazio a dubbi: “cultura”, in latino, significa “coltivazione della terra” e deriva dal verbo còlere, “coltivare”. E se oggi questo termine si è evoluto e ha una valenza più ampia, abbracciando vari ambiti, la sua derivazione nasce proprio dalla terra. Come il cibo che consumiamo ogni giorno.
Ecco perché, in occasione del ricco palinsesto di eventi per Bergamo Brescia 2023 Capitale Italiana della Cultura – per la prima volta assegnato a due città italiane, entrambe dall’importante tradizione enogastronomica – il Consorzio Franciacorta, Destination Partner della Guida MICHELIN Italia da tre anni, ha voluto intavolare un dibattito proprio sull’importanza di cibo e vino come elementi chiave della cultura italiana, che affondano le proprie radici nel territorio – e nella terra – e che ne esprimono ideali, identità e stili di vita.
Al talk “Terra, le radici della cultura”, che si è svolto oggi, hanno partecipato chef stellati e personaggi di primissimo piano in ambito culturale ed enogastronomico.
Tra questi, gli chef Enrico Bartolini, Andrea Berton, Enrico Cerea, Stefano Cerveni, Carlo Cracco, Davide Oldani, Nadia Santini e Riccardo Scalvinoni. Insieme a loro, anche Silvano Brescianini, Presidente di Consorzio Franciacorta, Marco Do, direttore comunicazione di Michelin, Maddalena Fossati, direttrice de La Cucina Italiana, Chiara Maci, blogger, Edoardo Monti, mecenate e fondatore di Palazzo Monti, e Matteo Zoppas, Presidente di ICE.
Come ha sottolineato il Presidente Silvano Brescianini, «noi italiani siamo assuefatti dalla bellezza, storica e culturale, del nostro Paese al punto tale che spesso non sappiamo darle valore: siamo tutti cresciuti con cose “buone” e conoscere e apprezzare la nostra cultura ci porta a creare prodotti che vengono riconosciuti e premiati in tutto il mondo, valorizzando ancora di più la cucina italiana».
Per Matteo Zoppas, «da sempre, essere italiani e diffondere il “Made in Italy” all’estero significa portare con sé il gusto, la passione e la tradizione culinaria di una terra ricca di storia e sapori straordinari. Questo implica incarnare un’eccellenza ineguagliabile nell’enogastronomia, un lustro che ogni giorno il mondo ci riconosce».
Maddalena Fossati ha mostrato tutto l’orgoglio – e la speranza – legati alla candidatura della cucina italiana a patrimonio dell’UNESCO: «La parte più difficile l’abbiamo fatta. Ora si tratta di lavorare insieme seguendo la stessa narrativa e identificare un concetto comune di cucina italiana. E sento che ce la faremo».
Forte di una tradizione ormai secolare, Marco Do con modestia ha specificato che la Guida Michelin – lungi dal voler essere una “bibbia”, come spesso viene definita – è però «una guida realmente affidabile per i viaggiatori, che non solo mangiano nei ristoranti segnalati ma dormono, visitano luoghi e creano indotto per tutto il territorio».
Passando agli chef presenti al dibattito, Davide Oldani, iper sostenitore da sempre della stagionalità dei prodotti, ammette di essersi aperto a un concerto di modernità, che include anche «la coltivazione idroponica e aeroponica», e sottolinea quanto sia importante «tornare a un concetto di human sustainability, con una gestione corretta dell’ambiente ma anche del capitale umano». Lui, in primis, mette in pratica questo concetto grazie «alla costanza nell’essere presente con i ragazzi che frequentano la mia scuola». Stefano Cerveni tiene invece molto al tema della collaborazione nella sostenibilità: «Bisogna creare una grande squadra di tutta la filiera che collabori affinché tutti possano trarvi beneficio», sottolineando quanto «anche un piatto semplice ma fatto con amore è impossibile che non venga percepito dall’ospite». Nadia Santini riprende il concetto di cucina umanistica, a lei molto caro, ricordando a tutta la platea che «non abbiamo la terra in eredità dai padri, ma in prestito dai figli» ed è responsabilità di tutta la filiera «prendersene cura». Enrico Bartolini pone l’accento sul compito degli chef, al di là del saper cucinare, ma nel dover «essere ambasciatori e persone per bene. Nel concetto del buon servizio c’è anche l’accogliere i ragazzi più giovani e rassicurarli sul futuro». L’importanza delle tradizioni è invece il focus di Andrea Berton, che spiega quanto «anche il passato sia molto importante, perché racchiude la conoscenza per sviluppare concetti diretti verso il futuro». Enrico Cerea pone l’attenzione sulla fortuna che hanno gli chef che lavorano in Italia, spiegando che «siamo proprio nati nel paese giusto» e sull’orgoglio di riuscire a fidelizzare i clienti «che a volte diventano anche amici» al proprio ristorante. Sullo stesso tema, anche Riccardo Scalvinoni aggiunge quanto la Franciacorta, con i suoi prodotti e i suoi vini, sia «un posto incredibile, visitato per mille motivi dai turisti di tutto il mondo». L’importanza di avere un briciolo di follia è il messaggio di Carlo Cracco, il quale spiega che nel mondo della ristorazione «tutto è possibile, basta crederci». Lo chef pone l’attenzione anche sul tema della «concorrenza, che è utile a tutti e spinge a fare sempre meglio».
La blogger Chiara Maci sottolinea quanto sia indispensabile il web come mezzo per veicolare temi legati alla cucina: lei stessa ha cominciato 13 anni fa con questo «strumento incredibile, è pazzesco pensare di pubblicare una ricetta dall’Italia che viene subito vista in tempo reale anche in Giappone, stimolando curiosità e volontà di imitazione».
Il valore inestimabile del poter dialogare direttamente con chef, produttori e imbottigliatori è sottolineato da Edoardo Monti, il quale, ospitando artisti sempre diversi nel suo Palazzo Monti, resta «affascinato nel vedere come la terra di origine di ognuno influenzi la cucina quotidiana e contamini in qualche modo quella degli altri».
Ma non si è parlato solo di passato e presente: durante il dibattito è stato anche presentato il prossimo Festival “Franciacorta in Cantina”, in programma il 16 e 17 settembre, che vede coinvolte più di 60 cantine aperte e oltre 170 eventi distribuiti in 19 comuni. Tra le iniziative proposte ci sono anche visite in cantina con degustazione, cene di gala, pic-nic nelle vigne e degustazioni di Franciacorta di annata. Il palato sarà soddisfatto anche grazie ai deliziosi itinerari gastronomici proposti dai ristoratori franciacortini, a base di prodotti tipici del territorio accompagnati dai Franciacorta nelle loro diverse tipologie ed espressioni.
Finalmente svelate durante il talk anche la data e la location della presentazione della Guida Michelin 2024: si svolgerà il 14 novembre presso il Teatro Grande di Brescia, occasione nella quale sarà rivelato anche il vincitore del premio speciale Michelin Sommelier 2024 che sarà offerto dal Consorzio Franciacorta. Un’occasione da non perdere per conoscere le eccellenze del nostro Paese, che in quanto a “cultura” – non solo enogastronomica – ha sempre avuto un ruolo di primissimo piano. E la scelta di Brescia, non è certo occasionale: qui e soprattutto in Franciacorta la cultura del mangiare e del bere bene è di casa, tra viti e vitigni di grande pregio, mastri distillatori e una ricca e varia produzione di salumi, pasta artigianale, oli e formaggi. E grazie all’operosità dei suoi abitanti, questa provincia che si snoda tra pianura e collina offre alcuni tra i migliori prodotti in tutti i settori enogastronomici d’eccellenza.
«La Guida Michelin mantiene oggi, come all’inizio della sua storia, immutata la sua missione: accompagnare il viaggiatore rendendo la sua esperienza sempre migliore», ha dichiarato Marco Do. «Per questo gli ispettori della Guida Michelin ogni anno percorrono il territorio di tutta la penisola e delle isole alla ricerca delle migliori proposte gastronomiche da consigliare ai viaggiatori».
«Siamo lieti di aver stimolato, ancora una volta, un dibattito su temi così importanti, come alimentazione, cultura e stili di vita», ha spiegato Silvano Brescianini, Presidente del Consorzio Franciacorta. «Queste sono aree da sempre molto amate e frequentate dal punto di vista turistico, italiano e non, perché qui i viaggiatori, anche i più esigenti, non trovano solo una ricca varietà di paesaggi – dai laghi alle colline, passando per pianure e montagne – che accontentano tutti i gusti, ma anche sapori autentici legati all’enogastronomia locale, che presenta diverse eccellenze e peculiarità. Inoltre, la presentazione della nuova Guida Michelin a Brescia è volta a ribadire, ancora una volta, l’importanza di questa città nel panorama enogastronomico nazionale e globale».
«Regione Lombardia ha ben chiaro il compito che spetta alle istituzioni in questo momento storico: custodire l’identità, supportando agricoltori, trasformatori, commercianti e ristoratori nella promozione delle nostre eccellenze», ha commentato l’assessore all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Alessandro Beduschi. «È con il loro lavoro quotidiano che si contribuisce ad alimentare il successo senza uguali dei prodotti e di un modo unico di proporli, sia in Italia sia all’estero. Un tesoro di cui queste categorie sono le prime custodi, facendo dell’enogastronomia la prima ambasciatrice del Made in Italy, ovunque».
Con la collaborazione di tutta la filiera, le radici ben salde nella tradizione e lo spirito rivolto verso al futuro, possiamo affermare con orgoglio che i prodotti enogastronomici del Made in Italy, che hanno reso così importante il nostro Paese nel mondo, continueranno ad affascinare e conquistare sempre più consumatori, consapevoli del loro valore e della loro eccellenza.
Fonte: Ufficio Stampa Franciacorta