Piccola azienda famigliare in Valle d’Agno, Masari è un progetto basato su conoscenza del territorio, dell’uva e della tecnica.
Avessi qui un Masari… me lo berrei, magari! Ho fatto la conoscenza di una piccola azienda famigliare che mi ha trasmesso conoscenza del territorio, della materia prima e della tecnica. Elementi che quando uniti assieme possono dar vita a dei veri capolavori.
Capita di accorgersi di non conoscere cose che abbiamo praticamente sotto il naso. Tipo, voi li conoscete i vostri vicini di casa? Vi siete mai fermati a parlare con loro? Sapete come si chiamano? Che lavoro fanno? Io non posso dire di conoscere tutti i miei vicini, colpevole forse quell’innata diffidenza che ci porta alla riservatezza più che alla condivisione. E ammetto che in passato mi sono pentita di essere stata riservata e diffidente quando poi ho scoperto, con alcuni di loro, di avere molti interessi in comune. Anche se sono sempre fermamente convinta che le cose accadono quando devono accadere, ho inevitabilmente pensato che avrei voluto conoscerli prima, peccato!
Una sensazione analoga l’ho provata nel fare la conoscenza dei vini Masari. Massimo Dal Lago e Arianna Tessari stanno a Valdagno (VI) in Valle d’Agno, quella parte della provincia vicentina a un soffio da Verona, dove faccio base io. Sono praticamente i miei “vicini di casa”, e io lo ammetto non li conoscevo. In questa valle che capita di raccontare davvero di rado quando si parla di vino veneto, hanno dato vita a Masari. Un progetto nato a tutti gli effetti dall’unione di Massimo (Mas-), enologo, e Arianna (-Ari), la cui famiglia ha radici profonde nella viticoltura.
Dieci ettari, tutti in collina, circa 50mila bottiglia all’anno. Divise tra referenze rosse, da varietà internazionali, e bianche, con Durella, uva bianca autoctona che condivide la scena con Garganega, immancabile, e un sorprendente Riesling Renano. Tra le rosse abbiamo Cabernet, Merlot e Pinot Nero. Le varietà sono distribuite sui due versanti collinari della vallata, la Costa Bianca e la Costa Nera. In qualità di custodi del territorio, Massimo e Arianna, si sono dedicati da subito allo studio dei suoli individuando in un versante prevalenza di suoli calcarei, calcareniti e marne di tipo marino. Qui hanno casa in prevalenza i vitigni a bacca rossa. La Costa Nera è tipicamente vulcanica, qui invece danno il meglio le uve bianche, con però anche una parte di Pinot Nero, Cabernet e Merlot. La vallata, essendo tracciata da due corsi di acqua e ricca in suoli argillosi è rifornita di un naturale apporto idrico. A garantire la corretta maturazione delle uve v’è l’escursione termica tra il giorno e la notte, favorita dalla presenza dalle Prealpi Vicentine alle spalle della Valle. I venti freddi scendono dai monti, si incanalano nella Valle e abbassano le temperature durante la notte. Grazie a questi aspetti la Valle d’Agno ha tutto l’aspetto di un polmone verde, poco antropizzato in collina e ricco in biodiversità. Un’attrattiva troppo forte per Arianna e Massimo che qui, da impavidi esploratori (come amano definirsi), hanno voluto dare vita al loro progetto.
Masari realizza la sua prima vendemmia nel 1998. Oggi, certificata bio, produce un Lessini Durello Metodo Classico da uva Durella, Leon. Un bianco, Agnobianco, da Riesling Renano e Durella, che per la cronaca è il vino che mi ha folgorata nel fare la conoscenza dell’azienda. Due Pinot Nero rispettivamente da terreni bianchi e da terreni neri, il San Lorenzo e il Costa Nera. Il blend da suoli neri San Martino, da Cabernet e Merlot. Il Merlot MM, Montepulgo e, tengo per ultimo tra i rossi, il Masari, che si chiama come l’azienda, primo vino prodotto oggi in prossima uscita con l’annata 2018, sempre da Cabernet e Merlot.
Un ruolo da protagonisti giocano per l’azienda anche i vini dolci passiti. È buona norma e regola, veneta ma non solo, che un vino passito ci sia sempre e salti fuori nelle migliori occasioni. Per Masari il finale in dolcezza è pure doppio: il Doro, passito da Durella e Garganega, e l’Antico Pasquale, da Durella in purezza. Quest’ultimo un vero e proprio atto di coraggio, frutto di ostinazione e tanto sentimento da parte di chi lo produce. La Durella, dalla buccia naturalmente tenace e croccante, ricca in acidità e tannini, viene lungamente appassita per poi fatta fermentare con le bucce e riposare in caratelli di legno per minimo 5 anni. Per certi aspetti un Vino Santo, per altri una scommessa, un atto di audacia e ostinazione. Un vino che dice tanto del suo produttore perché un risultato così, a mio avviso, lo si ottiene solo se si hanno tre cose: conoscenza del territorio (e del suo clima), della materia prima uva (e per che cosa è portato o meno) e della tecnica (che non va solo applicata ma anche accompagnata).
Proprio una bella conoscenza quella con Masari, i cui vini convincono per integrità, autenticità e raccontano una storia, quella di Massimo e Arianna che proseguirà un giorno nelle mani di Giovanni, Camilla e Matteo. E pensare… che ce li avevo proprio dietro casa, peccato non averli conosciuti prima!
- Masari, Valle d’Agno Agnobianco 2021
- Masari, Valle d’Agno Masari 2018
- Masari, Valle d’Agno Antico Pasquale 2011