Aperto nel marzo del 2023, Aqla è un minuscolo locale di cucina di strada mediorientale in uno storico quartiere che più romano non si può: Monteverde vecchio, a due passi da Viale dei Quattro Venti.
Se vi è balenata alla mente la visione di quei locali etnici, un po’ stanchi e stantii che pullulano e appesantiscono l’aria intorno alle grandi stazioni, bene premete sul tasto “reset” della vostra mente e cambiate completamente prospettiva.
Aqla street food mediorientale a Roma è gestito da Nada insieme alla sua mamma Aqla da cui prende il nome il locale (la parola Aqla vuol dire “donna saggia”) e a sua sorella Samantha. Questo è un posto assolutamente da provare per vari motivi: in primis la cucina dal particolare mix di sapori yemeniti ed etiopi inusuali e buonissimi, dalle materie prime di indiscussa qualità. Una cucina di casa, calda di spezie, comoda di sapori rotondi e morbidi, allegra come una tavolata in famiglia.
Secondo motivo: la grinta. Sì, la travolgente vitalità e determinazione di questa minuta ragazza dal sorriso contagioso, occhi guizzanti e parlantina affabile di chi ha tanto da raccontare di sé stessa, del proprio passato, del Paese che porta nel cuore ma dove non può né vuole ritornare: lo Yemen.
Aqla street food mediorientale a Roma: un piccolo gioiello al femminile
Questa famiglia, tutte donne a gestire questo piccolo gioiello da scoprire, sono state costrette a lasciare un Paese in guerra e sono approdate in Italia quasi sette anni fa. Una lingua nuova, una vita da reinventare e una certezza: mamma Aqla cucina benissimo. La burocrazia italiana si sa non è cosa semplice neanche per chi è madrelingua figuriamoci per una ragazza straniera, ma volere è potere e dopo non poche difficoltà, poco più di un anno fa, Nada, poco più di trent’anni e grinta da leonessa, è riuscita ad alzare la serranda di Aqla. Mentre lo racconta le brillano gli occhi orgogliosi e a me viene la pelle d’oca e si scalda il cuore.
Panini dai nomi di famiglia
I nomi dei panini (il pane è del forno Roscioli) hanno i nomi dei membri della famiglia sparsi per il mondo: l’Aya (una sorella che vive in Olanda) è quello con pollo marinato con spezie, cotto sulla piastra, con salsa all’aglio; Aqla (la mamma) è il panino con lenticchie speziate, feta, insalata di pomodoro, cetrioli e cipolla rossa; lo Huda (non ricordo la parentela), ripieno di zighinì e riso, poi ancora Nada con falafel e salsa tahina.
Io ho assaggiato vari piatti tra i quali gli immancabili falafel e i Mutabbaq tipici dello Yemen. I Mutabbaq di verdure aono degli involtini di sfoglia croccanti fatti a mano, ripieni di porro, cipollotto, uova, coriandolo, prezzemolo e pomodoro. Mi è piaciuto tantissimo anche il riso con pollo, peperoni e melassa di melograno: ricorda un po’ il nostro pollo e peperoni ma ha quel gusto agrodolce della salsa al melograno che lo rende speciale.
Incuriosisce molto anche la selezione di bevande mediorientali, piacevoli e rinfrescanti a pulire il palato dai gusti intensi dei piatti. La birra analcolica al lampone o le bevande sempre analcoliche e frizzanti al mandarino o al gelso.
Costo? Molto poco se si pensa a quanto arricchisce l’esperienza e non parlo solo di quella gastronomica. Con meno di 20 euro si mangia di gusto e si va via col sorriso rinfrancato e un pizzico di conoscenza in più su una cultura così affascinante e poco nota.