Esattamente (o quasi) 60 anni fa, il 7 luglio 1965, venne fondata a Milano l’Ais, Associazione Italiana Sommelier. Non dobbiamo mai dimenticare, ricorda Daniele Cernilli, il contributo della didattica Ais alla crescita del settore vino.
Il 7 luglio del 1965, a Milano, Jean Valenti con alcuni amici, il professor Gianfranco Botti, Leonardo Guerra ed Ernesto Rossi fondarono l’Associazione Italiana Sommelier. Perciò in questi giorni l’Ais, o come la chiamo io “Mamma Ais”, ha compiuto 60 anni.
Io la conosco e la frequento dal 1979, quindi la “mia” Ais aveva appena quattordici anni, Il Presidente era Franco Colombani, ristoratore, proprietario della Locanda Il Sole di Maleo, vicino Casalpusterlengo, oggi in provincia di Lodi, allora di Milano. Il Segretario era Franco Tommaso Marchi, vulcanico personaggio, che contribuì non poco all’affermazione dell’Associazione in quegli anni.
Il mio Fiduciario, cioè il responsabile della sezione Lazio, alla quale appartenevo, era Severino Severini, ristoratore marchigiano ma con il locale a Roma, in Piazza Zama, nel quartiere Appio Latino. Primo a conquistare la stella Michelin fuori dalle Mura Aureliane.
Poi c’erano personaggi che sarebbero diventati leggendari, a cominciare da Giorgio Pinchiorri che c’è fortunatamente ancora, e da tanti che hanno concluso il loro percorso umano negli scorsi anni. Dino Boscarato dell’Amelia di Mestre, Beppe Monchiero del Daniel’s di Alba, Teodoro Bugari enotecario nelle Marche, Piero Costantini a Roma, Beppe Biggica al Berti di Milano e sempre a Milano Antonio Piccinardi.
Il mio maestro, quello che mi ha letteralmente insegnato a stappare una bottiglia con il cavatappi professionale, fu Angelo Bruschi, tessera numero 12, che dalla nativa Lombardia si era trasferito a Roma per lavorare al ristorante dell’Hotel Massimo D’Azeglio, vicino alla Stazione Termini, che ancora esiste.
Tanti ricordi, tanti amici che mi tornano in mente ripercorrendo tutta quella vicenda. Pippo Deidda, Dino Casini, Pino Sola, Walter Filipputti, Virgilio Pronzati, Fabrizio Pedrolli, Eddy Furlan, Angelo Ingrao, Giuseppe Vaccarini, Piero Sattanino, Lucio Pompili, pezzi di storia dell’Ais e del vino italiano nell’ultimo mezzo secolo.
Tutti vecchi amici e in qualche modo compagni di avventura in quegli anni e anche dopo. Ne dimentico tanti, lo so, ma cito a braccio e i ricordi si accavallano e si appannano un po’. Sarà l’età.
Da dire resta il fatto che l’Ais è stata una grande scuola, di vino, certamente, ma anche per aver coinvolto persone di diversa estrazione professionale. Sommelier, ovviamente, ma anche produttori, enologi, giornalisti, appassionati, cuochi, rappresentanti di commercio, ristoratori ed enotecari. Tutti insieme molto spesso travolti da una passione irrefrenabile che i corsi, la didattica dell’Ais hanno contribuito a rendere più salda e consapevole.
In sessant’anni saranno state più di un milione le persone che almeno un corso di degustazione l’hanno fatto. Migliaia i docenti che hanno fatto lezione. Perciò, e concludendo, facciamo tanti auguri al compleanno dell’Ais e al suo presidente Sandro Camilli. E diciamo, tutti insieme, che senza di essa, di Mamma Ais, la storia del vino italiano sarebbe stata diversa e non certo migliore.
Nella foto di apertura: i fondatori dell’Ais nel 1965.



