DegustazioniIn giro per cantine

Bossi Fedrigotti, un pezzo di storia

Conti Bossi Fedrigotti vigneti

Azienda secolare, Bossi Fedrigotti nel 1961 ha dato vita al primo taglio bordolese italiano, il Fojaneghe, e adesso ci stupisce anche con il suo Trentodoc Riserva, il Conte Federico.

Ricordo come fosse ieri quando dalla redazione di DoctorWine, Stefania Vinciguerra mi chiamò per chiedermi se mi andava di occuparmi un po’ anche di Trentino e di fare qualche assaggio per la Guida Essenziale. Se mi andava? Il Trentino è la mia seconda casa! Non distante da me, collegato a Verona dal lago di Garda e dai suoi venti. Questo territorio è però così diverso che riesce a stupirmi ogni volta che ci torno. In pochi chilometri in linea d’aria tutto cambia, dai laghi ai fiumi, dai suoli rocciosi, bianchi-neri e rossi, a quelli limoso sabbiosi. Dalle altitudini più o meno importanti, alle esposizioni che fanno così tanto la differenza da essere determinanti nella scelta dei vitigni da piantare e vini da produrre.

Bossi Fedrigotti

In questo piccolo, storico territorio di montagna c’è una realtà che un pezzo di storia non solo lo sta vivendo ma l’ha proprio scritta. Sto parlando della cantina Bossi Fedrigotti, la cui prima vendemmia è attestata 1697, e che nel 1961 ha dato vita al primo taglio bordolese italiano, il leggendario Fojaneghe portante la firma di Federico Bossi Fedrigotti e dell’enologo Letrari. Nel 2007 alla proprietà subentra la Masi Agricola, consolidando la struttura aziendale e portando qualche innovazione. Tutto sempre nel rispetto del saver far trentino quando si parla di vini rossi e di bollicine metodo classico, ed è proprio di Fojaneghe e del Trentodoc Conte Federico che parleremo adesso. 

Il Fojaneghe

Innanzitutto va detto che Fojaneghe è un toponimo. Nel vigneto Fojaneghe (18 ettari dei 40 totali) io ci sono stata. Era estate e si stava benissimo. Complice il sole, l’ombra garantita dagli alberi ad alto fusto disseminati qua e là, il venticello costante e fresco proveniente dalle montagne che guardano letteralmente le spalle al vigneto stesso, complice, ne sono certa, anche la compagnia. 

Fojaneghe oltre a ospitare Merlot, i Cabernet Franc e Sauvignon per l’omonimo vino, è anche casa dello Chardonnay del Vign’Asmara, e di quello, insieme al Pinot Nero, per la base spumante; ospita inoltre un sacco di storia. Terra di confine e teatro di battaglie, è sufficiente stare fermi in un unico punto per ammirare svariati riferimenti in cui di sangue negli anni ne fu versato, tra guerre, battaglie, vittorie e sconfitte.

A raccontarci per filo e per segno i fatti storici e come si è arrivati a oggi sono stati (e qui veniamo alla compagnia) Giacomo Boscaini, di Masi, e Dante Cavazzani. Grande appassionato di storia, in realtà Dante, oltre a custode di aneddoti, è soprattutto custode dei vigneti e della cantina di Bossi Fedrigotti. Affiancato dell’enologo Dal Cin, è infatti il responsabile della produzione. Starlo ad ascoltare è davvero un piacere, perché anche se, come nel mio caso, gli aneddoti storici ti entrano da una parte e escono dall’altra (avevo lo stesso problema al liceo, evidentemente ho altri talenti), ciò che ti resta basta per percepire che siamo di fronte a una realtà straordinaria e degna di essere vissuta. 

Dal vigneto siamo, di lì a poco, passati ai calici, dove Fojaneghe si è confermato, anche nell’annata più giovane, un prodotto ricco in eleganza e personalità. Morbido e avvolgente, non tarda a sorprendere con sentori più freschi, convince anche la scelta di usare legno piccolo per la maturazione in cantina. Tostato il giusto, arriva sul palato con un gusto secco e verticale, come ogni vino di montagna dovrebbe essere. Perché non sia il primo rimando ai tagli bordolesi italiani rimane un mistero. Forse non lo si beve abbastanza, si può sempre rimediare! 

Il Trentodoc Riserva Conte Federico

Rovesciamo ora la medaglia e affrontiamo anche quel lato di azienda che di storia alle spalle ne ha decisamente meno. Eppure sto pur sempre parlando di un’anima trentina d’eccellenza: il Trentodoc. Conte Federico Riserva è l’unico Trentodoc aziendale, millesimato, da Chardonnay e Pinot Nero, riposa sui lieviti per 40 mesi circa. A mio avviso un vino che migliora di annata in annata, questa volta ci siamo divertiti a assaggiarlo nella prima verticale storica di questo vino. Alcuni vecchi millesimi riposano ancora sui lieviti e sono stati sboccati al volo, pochi pezzi e qualche grande formato. Il giusto però per farci capire come questo vino è cambiato negli anni e come è cresciuto nello stile. Nota a margine: il packaging. Masi ci sta abituando ai suoi packaging innovativi. Super divertente (e utile) il fatto che sull’etichetta compaiano dei disegni man a mano che raggiunge la giusta temperatura, fateci caso! 

A crescere negli anni è stata sicuramente la struttura del vino, così come la sua capacità di rimanere impresso nella memoria e sul palato. Netto e centrato, quindi verticale e fresco, ora questo vino fa anche “la pancia” sul palato. Merito del cambiamento climatico, complici le scelte in campagna e in cantina, sta di fatto che Conte Federico Trentodoc Riserva non solo sta cambiando ma, mi permetto di dirlo, anche migliorando. 

Bossi Fedrigotti è realmente una delle perle del Trentino. Un’azienda che è la fotografia esatta di quello che succede in questa regione che può essere patria di grandi vini rossi, come Fojaneghe, così come di disincantati Marzemino. È terra di Pinot Grigio, pop e internazionale, e al contempo dello Chardonnay declinato nelle sue diverse forme fino ad arrivare al metodo classico, elegante e mai scontato. 

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