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Il suicidio francese

Suicidio francese nel vino

Stiamo assistendo in Francia a un atteggiamento penalizzante nei confronti del vino, sia dal punto di vista promozionale che culturale. C’è forse il rischio che una “visione” di questo tipo prenda piede anche in Italia?

Tutti gli appassionati di vino anche italiani se non hanno iniziato il loro percorso con i vini francesi, di certo ne considerano alcuni come dei veri punti di riferimento anche culturali. Grand Cru di Borgogna, Premier Cru di Bordeaux, Champagne di Maison famosissime e tanti altri. 

Bene, vi sembrerà incredibile ma se c’è un comparto vitivinicolo nazionale che è sotto il tiro di una sorta di “fuoco amico” è proprio quello francese. Non si può per legge fare pubblicità al vino, la lobby antialcolica è particolarmente agguerrita, e soprattutto c’è un atteggiamento generale che non ritiene il vino degno di rappresentare qualcosa di positivo nello stile di vita. Parlare di vino, insomma, non è più qualcosa degno di essere annoverato nella cultura francese, non è più di moda ma neanche rappresentativo di aspetti positivi legati alla tradizione e alla qualità. 

Sembra incredibile, ma è così. Non solo, ma le rappresentanze politiche francesi in Europa subiscono decisioni contrarie alla promozione del vino senza battere ciglio, e a volte anche votando a favore. Restano a difendere le posizioni i rappresentanti italiani e anche quelli spagnoli, ma non i francesi, che hanno permesso di allargare lo status di vino ai prodotti dealcolati, ad esempio, e che, con un atteggiamento ultra ecologista e ultra salutista, non fanno praticamente nulla per far passare la differenza fra uso e abuso di bevande alcoliche. 

È una sorta di suicidio alla francese? Sembrerebbe di sì, e la cosa è davvero paradossale. Ne accennava Piero Mastroberardino, famoso e storico produttore di vini in Campania, ma soprattutto presidente dell’Istituto Grandi Marchi ed ex presidente di Federvini rispondendo a una domanda su temi di questo tipo durante la presentazione del ventennale dell’associazione della quale è a capo. Davvero incredibile. Speriamo soltanto che questo cupio dissolvi in salsa francese non si allarghi anche a noi, anche se qualche rischio sembra esserci.

9 commenti

Riccardo Bertagnin 2 Aprile 2024 at 10:35

Nonostante questo in Francia aumentano i consumi di vino, anche italiano….

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Stefano G. 2 Aprile 2024 at 11:52

Che dopo la tassa sullo zucchero ovvio che il vino potrebbe essere il prossimo logico obbiettivo per far passare la logica tasse come deterrente al consumo.

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erik 2 Aprile 2024 at 17:14

Secondo me non e`un suicidio, si tratta di ben altro con 60 milioni di ettolitri di vini invenduto, Italia, 50 Francia, 30 Spagna e questo sarebbe niente. il vino ha subito in questi ultimi mesi un blocco totale, me lo dicono gli “amici” produttori, i miei fornitori ed i miei clienti sparsi il 12 paesi nel mondo. I giornali, i wine writers tacciono, il Corriere vitivinicole sciorina dati da brivido. Le fiere , un deserto, Parigi come ProWein e come sara`il Vinitaly, si consuma piu`vino nelle mille, inutili, manifestazioni di quello che si vende. Ritenevo che i vini di “lusso” non avessero fermo, i miei fornitori (vetro, cartoni, scatole, trasporti) me lo hanno confermato anche per il Barolo, Brunello, Amarone & C. La Regione ritarda i pagamenti per dei bandi, la 4.0 l’hanno cambiata, la classe medio/alta non esiste più, i ricchi berranno, ma quanto valgono nel mercato enoico? i …poveri, sono sempre poveri, ma hanno un attimo vino da bere, il Tavernello ! .

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Giuseppe 2 Aprile 2024 at 20:25

Il perbenismo portato all’ eccesso

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Bruno N. 2 Aprile 2024 at 22:02

Se non ce la stanno facendo i nostri cugini d’oltralpe a difendere l’identità dei loro vini, la vedo molto molto dura anche per noi; è solo questione di tempo……Certamente occorre agire con grande tempestività.

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Ruenza Santandrea 3 Aprile 2024 at 10:35

Questo atteggiamento va avanti già da qualche tempo. Ed è aumentato moltissimo con la presidenza attuale. Del tutto incomprensibile..
E, considerando l’atteggiamento della commissione europea di questi ultimi anni, fortemente influenzata dalla Dg Salute, spagnoli e italiani si sono trovati soli a difendere una bevanda millenaria. E’ in atto un assurdo attacco a tutto ciò che ‘ fa male’ che comprende praticamente tutto ciò che mangiamo e beviamo. Dovremmo praticamente solo brucare l’erba del prato di casa per essere sani. Dio ci scampi dalle ossessioni salutiste

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Pier 3 Aprile 2024 at 17:41

Sia l’articolo, sia i commenti denotano una certa inconsapevolezza sul perchè il vino è considerato un “osservato speciale” dalla scienza dell’alimentazione. Ormai c’è un consenso globale sui danni dell’alcol, in 125 ml di vino a 12 gradi c’è una 1UA di etanolo pari a circa 12 grammi di alcol, la stessa quantità di 330 ml di birra a gradazione media. Gli studi ormai consolidati hanno da tempo rilevato che anche una sola unità è dannosa all’organismo in particolare nell’età evolutiva, infatti la pediatria internazionale sconsiglia di assumere ogni tipo di bevanda alcolica ai ragazzi. Per gli adulti le cose non cambiano, ma non vi sono evidenza scientifiche sul danno che può provocare una UA, per questo la SINU, Società Italiana Nutrizione Umana, raccomanda come massimo 125 ml di vino e 330 ml di birra al giorno per un uomo adulto e la metà per una donna.L’intervento della OMS è più che esplicito, e la raccomandazione per i governi mondiali, non deve portare per forza a una legge restrittiva, ma a una consapevolezza da utilizzare in forma educativa-cautelativa. Ecco perchè la sugar tax. Ora mi pare ovvio che se tutti gli amanti del vino sotto i 20 anni smettessero di bere e gli adulti si limitassero a un bicchiere al giorno e mezzo per le donne il consumo si ridurrebbe drasticamente. Questo significa che oggi il consumo è oltre i limiti della salute pubblica, il che significa un costo notevolissimo per la società. Chiedetevi come mail il 50% delle cirrosi epatiche alcoliche si manifestano nel territorio delle 3 Venezie. Uno stato attento al benessere dei suoi cittadini deve intervenire affinché restino il più possibile in salute e che frequentino il meno possibile gli ospedali, ergo prevenzione. Un esempio, il costo delle sigarette, in Australia lo hanno portato a 12 $ e fumare adesso è un lusso che si possono permettere in pochi, per questo in Francia costeranno 12 € nel 2025 e 13 nel 2026. Il mio parere è che ci sarà una tassa molto maggiorata sull’alcol e che bere alcol sarà veramente una roba da ricchi. Per questo se fossi un produttore di vino cercherei di perseguire la massima qualità anche a prezzi alti, perchè molti potranno bere molto poco e spendere il giusto, in pratica in futuro un bicchiere potrebbe costare come una bottiglia oggi si dovrà quindi bere meno ma vino o birra molto buona e un superalcolico da 40 gradi una o 2 volte l’anno.

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David De Ranieri 4 Aprile 2024 at 23:18

Non faccio il medico (dietologo, oncologo, cardiologo….) ma mi pare che, se in Italia siamo arrivati a 83 anni di aspettiativa per le donne e 81 per gli uomini,, pur essendo il primo paese produttore ed il secondo consumatore (e tutti gli altri ad età stanno peggio, tranne il Giappone) , allora questo salutismo mi pare un po’ forzato. L’alcol non fa bene…ok: l’alcol, quindi iniziamo a contenere altre bevandde, più responsabili nel fornirci alcol etilico di pessima qualità. Poi: l’alcol fa male da solo o nel combinato disposto di obesità, fumo, sedentarietà, malattie congenite ed ereditarie? Si consuma vino qui in Italia in 20 e passa milioni. E idem per la Francia. Va bene l’educazione al consumo e l’uso saggio, ma in Italia ci sono più morti in strada che di vino.

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Terradonnà Anna Lisa 9 Aprile 2024 at 22:51

DAVIDE DE RANIERI, condivido totalmente il tuo commento.

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