Daniele Cernilli affronta l’argomento della crisi del vino focalizzandosi sui motivi che la stanno causando. Cerchiamo così di capire perché il mercato arranca.
Non si era mai vista una crisi di vendite del genere nel comparto vitivinicolo da quasi quarant’anni, dopo lo scandalo del metanolo del 1986. Il mercato arranca sia in Italia sia nei principali paesi esteri, e i motivi sono molti.
Guai a chi guida
Il primo, il più recente, è che molti sono spaventati dall’inasprimento delle sanzioni per chi si mette alla guida con un tasso alcolico maggiore di 0,5 mg. Il nuovo codice della strada prevede addirittura l’arresto sopra gli 0,8, che un tempo era la soglia massima per potersi mettere al volante. Intendiamoci, chi guida non dovrebbe bere alcolici, secondo me, e così faccio personalmente da anni. Però quello che sta accadendo è comunque preoccupante per il consumo di vino e rappresenta un motivo per la disaffezione al consumo e per l’economia di aziende e di ristoranti. Non parliamo poi dei problemi che comporta per il turismo del vino, che era in netta crescita ultimamente.
L’alcol è pericoloso
Secondo motivo: l’OMS continua a far sostenere da suoi rappresentanti che anche una minima dose di alcol può essere pericolosa per la salute, contestando nei fatti il concetto del “bere moderato” come insostenibile. Il vino fa male, insomma, e anche questo spaventa i consumatori.
Il vino, ovvero il demonio
Terzo motivo: esiste una lobby contraria agli alcolici e al vino fra i parlamentari e nelle commissioni europee. Esistono proposte sull’inserimento di diciture sulle etichette che ne sconsigliano il consumo. Se passasse questa linea sarebbero in pericolo gli Ocm, fondi erogati, fra l’altro, per la promozione dell’export nei paesi extracomunitari, come Usa, Canada, UK, Giappone, che sono importantissimi per i vini italiani. Se il vino fa male, non si può promuoverne il consumo e facilitarne la vendita, insomma.
La cattiva informazione
Quarto elemento: alcune inchieste televisive hanno messo in discussione aspetti legati alla trasparenza della produzione, talvolta anche in presenza di pratiche del tutto legali, ma poco conosciute dal grande pubblico. L’immagine del comparto ne è stata toccata, evidentemente.
Vini troppo cari?
Quinto e ultimo elemento: l’incremento dei prezzi determinato dall’inflazione e dall’aumento dei costi di tappi, bottiglie, imballaggi, trasporti, fertilizzanti e chi più ne ha più ne metta. Tutto questo fa sì che i giovani bevano meno anche per motivi economici, che molti consumatori si orientino di conseguenza diversamente, che, per ora soprattutto negli Usa, i vini dealcolati stiano acquisendo quote di mercato, e che le vendite in mezzo mondo stiano ristagnando.
Questi i temi sul tavolo. Per qualche sommessa proposta l’appuntamento è al prossimo editoriale
Ascolta l’intervista a Daniele Cernilli di Ufficio Stampa Gheusis su spotify proprio sui futuri scenari del mondo del vino.
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12 commenti
…analisi super condivisibile. Aggiungo il potere d’acquisto ridotto causa inflazione …
Mi scusi ma ci sono delle imprecisioni che potrebbero alimentare proprio il falso mito che si è diffuso con il nuovo codice della strada. Il limite anche prima era 0,5 e non 0,8. L’arresto e la sanzione penale erano previsti già dal limite più basso 0,5-0,8. Al di là delle chiacchiere che si sono diffuse sui socialIl nuovo codice , in realtà, ha portato un cambiamento sostanziale per frigge e telefono alla guida. A livello di alcol non è cambiato quasi nulla se non:
– leggero aumento della sanzione amministrativa per il limite 0,5-08, che prima era €500-€2000 e ora è €537-€2170.
– inasprimento sanzioni per recidivi e alchol-lock.
Dal 14 dicembre, data dell’entrata in vigore, i controlli sono aumentati del 23% ma è normale che nella fase iniziale succeda questo e non è inverosimile pensare che si riassestino ai livelli precedenti.
I falsi miti diffusi sui social hanno provocato una vera e propria fobia che ha portato le persone a diminuire il consumo di vino e alcolici nei ristoranti.
Le persone si sono spaventate, ma la realtà è che si passava un guaio anche prima per quanto riguarda l’alcol. Con questo, ovviamente, non dico che si può bere ma le cose vanno dette in modo giusto onde evitare di generare paure infondate.
In molti paesi del nord Europa il limite è 0 e si beve molto più che in Italia. Un’approccio
Giusto, a mio parere, avrebbe dovuto affiancare al codice della strada, uno sviluppo del trasporto pubblico e la riforma delle concessioni sui taxi, aprendo a compagnie di sharing tipo, ad, esempio Uber.
Ci sono inasprimenti delle sanzioni, mi pare che lo dica anche lei e il testo dell’articolo parla di questo. Le persone sono spaventate. Non solo per questo ma per un combinato disposto che comprende tiutti e cinqua i punti trattati. Mi pare che le imprecisioni siano nella sua interpretazione, parziale, di quanto viene scritto.
Inizialmente, peraltro, quando ci fu la prima legge, il limite era 0,8.
Condivido innanzitutto il commento qui sopra ( sig. Vincenzo ), a mio avvisto inappuntabile.
Per il resto vorrei che il messaggio fosse di bere meno e meglio e possibilmente di NON bere, come giustamente fa il Doc. Wine, se si deve guidare. Cosa però non semplice per tutti e per tutte le situazioni ,dipende anche dal luogo. Ovviamente dei mezzi pubblici sicuri ed efficienti, così come taxi ( a proposito di lobby ) “calmierati” per i residenti, sarebbero una bella e positiva rivoluzione. Comunque la crisi del vino non può ridursi ad un “effetto nuove norme”, che nuove sono solo in parte, dopo meno di 2 mesi!!! E ribadiamo sempre che il limite era e rimane 0,5… comunque tra i più alti in Europa e dintorni ( Francia 0,2 se non erro).
Riguardo i prezzi, sicuramente l’aumento delle spese incide sui piccoli e medi produttori; anzi in alcuni casi questi riescono ancora eroicamente a proporci ottimi vini (e c’è dietro un lavoro ed una passione enorme) con un rapporto qualità-prezzo degno di nota: penso ad alcuni produttori delle Marche, della Basilicata, della Liguria e della Valle D’Aosta…ma anche piccole cantine piemontesi. Ricordiamoci però che molti over 40-50 bevono molto e vini di infima qualità, quelli aumentati di qualche centesimo o di 1 Euro. La crisi credo, ma aspetto dati che confermino o smentiscano, risieda nei vini di medio prezzo/qualità e nei rossi in generale.
Per quanto riguarda gli scandali di Report e i vari articoli che ne sono seguiti, secondo me non dovrebbero essere contrastati dagli addetti ai lavori/appassionati di vino, perché mettono in luce (probabili) problemi legali ed etici, oltre a truffe delle quali si sospetta da molto tempo. Ovviamente la questione dei lieviti selezionati (inchiesta più vecchia di Report) è stata un pò disinformazione dei collaboratori del programma, un pò una questione inutile. Chi non ha interessi o paura di ritorsioni mediatiche o perdita di sponsor, dovrebbe a mio avviso approfondire e ricercare la verità, in particolare la “questione Toscana”!
Egregio direttore
I punti da lei indicati spiegano le cause della forte contrazione. Però ci sono enormi responsabilità anche da parte di produttori e sistema di distribuzione. I vini di grande pregio hanno raggiunto livelli esorbitanti perché devono fare da traino alla vendita di altri prodotti. Uno dei Brunelli più famosi in 3 anni è passato da 102 a 144 euro più IVA in uscita dalla cantina. Spendo abbastanza per il consumo di vino e ci sono prodotti tra i 30 e gli 80 euro assolutamente insignificanti, non abbiamo la classificazione dei francesi per cui tra un Chianti da 5 euro e uno da 80 devo leggere le varie guide per capire le differenze. Ho acquistato ottimi premier cru di Borgogna a 25 euro mentre ci sono baroli a 50 che non valgono la bottiglia che li contiene. Basta dire che un vino è prodotto a bolgheri per giustificare prezzi stellari. Non crede che anche il mondo dei protagonisti del vino debba fare un esame di coscienza?
Gent.mo Signor Cernilli, La mia analisi era intenzionalmente parziale e volutamente riferita solo ad un punto. Ma quel punto l’ho approfondito correggendo una imprecisione letta nell’articolo sul limite a 0,8 e in più facendo notare che l’inasprimento sull’alcol é stato minimo rispetto a questa rivoluzione che la comunicazione in generale a evocato, spaventando, appunto le persone. Ora sinceramente trovo poco opportuno, difendere a spada tratta la sua posizione indicando imprecisioni nel mio commento. Sbagliare è umano, perseverare è diabolico.
P.S:. Il limite 0,8 è stato abbassato a 0,5 con un decreto legge nel 2002. M sembrano un po’ tanti 23 anni per attaccarsi ancora a tale soglia…
Per cui, come vede, inizialmente il limite era di 0,8. Quindi l’imprecisione è sua.
Il commento è giustissimo ma il limite è sempre stato 0.5 eccezion fatta per trasportatori e taxisti che devono avere 0 , come giusto . Negli ultimi 5 anni , per diversi motivi i prezzi sono aumentati di un buon 50 % e da ultimo siamo gli ultimi per chiarezza espositiva nelle etichette , i francesi sono anni luce avanti . Detto questo per vivere vendo vino e mi piace berlo .
Nel vecchio testamento, quando il limite era a 0.8, con una buona bottiglia di vino in due a stomaco pieno non mi sono mai ubriacato in vita mia e non sono mai stato un pericolo alla guida.
Immagino che i lobbisti delle bevande frizzanti sappiano fare bene il loro mestiere in casa ed in Europa.
Il problema però è facilmente risolvibile. In coppia si beve e si lascia a casa l’auto. In combriccola si mette alla guida l’astemio o in mancanza si estrae a sorte il malcapitato che va ad acqua e guida.
Mi pare però che si sottovaluti il costo dell’affascinante gioco della bottiglia.
Il compianto Ezio Ribella a fine carriera si lasciò scappare la verità che anche la migliore bottiglia ha costi che non superano i 5 euro tutto compreso.
Ora tutto aumenta, bottiglie, tappi, energia, materie prime, continua continua. Epperò…
Va aggiunto che siamo un paese sempre più povero, le RETRIBUZIONI sono ferme da trent’anni e nel frattempo è sparito l’equo canone e i servizi pubblici sono stati privatizzati sulla pelle di famiglie e imprese con costi fuori controllo e superiori del quaranta per cento rispetto alla media europea.
Quindi se vuoi toglierti la curiosità di degustare un grande vino cui il prof. Daniele Cernilli dà almeno 95 punti Ti conviene andare in enoteca dove il ricarico medio è del trenta per cento.
Oppure sperare che il compratore della grande distribuzione abbia fatto il colpo e sia riuscito ad accaparrarsi una partita di vino esclusivo ad un prezzaccio…
ho sempre diffidato di chi parla di vino , molto spesso inconsapevolmente , e con estrema BI-POLARITA’ dalle stelle alle stalle senza aver mai esaminato con lucidità il mondo vino nella sua realtà di prodotto agricolo , legato alla terra a una tradizione millenaria .
abbiamo osannato vini , oggettivamente scadenti che sapevano solo di legno negli anni novanta, poi abbiamo osannato vini oggettivamente scadenti che erano solo alcol e concentrazione fitti immasticabili, abbiamo osannato i blend internazionali provenienti da aree destinati tradizionalmente all’ orticoltura, poi gli autoctoni anche se zoppi, poi i naturali, poi i macerati, poi vini minerali, poi i verticali., in più l’amore per vini didattici da discussione parlare due ore di un vino , per berne mezza bottiglia in 6…
Abbiamo creato delle icone , che oggettivamente non meritavano di esserlo, e di conseguenza tradito le aspettative di alcuni consumatori che si sono allontanati dal vino.
le carni rosse fanno male ,gli insaccati fanno male, gli zuccheri sono un veleno, i grassi uccidono le bevande gassate fanno male , le tisane fanno male ecc ecc . per non parlare delle cani bianche allevate con estrogeni e antibiotici ecc ecc per non parlare delle CEREALI E LEGUMI che vengono in larga parte importate da paesi dove non si lesina nell ‘utilizzo del ROUNDAP.
GIAPPONE e ITALIA sono i paesi piu’ longevi al mondo , l’utilizzo di bevande alcoliche accompagna da millenni queste civiltà ……non farà cosi male…
Buongiorno
Io penso che il problema sia talmente grande e di sistema che affrontarlo con una disputa su quando sono stati emanati i limiti di tolleranza per la guida sia fuorviante e inutile. Come il beccarsi dei capponi di Renzo.
Quello è un aspetto contingente, un acceleratore della crisi.
Crisi già in atto da anni. Ci sono certo i problemi di informazione. Ma ridurre anche questi ad operazioni di una lobby mi pare anch’esso riduttivo. No credo serva inventare un nemico.
Serve credo la consapevolezza che l’alcool fa male perché lo dice la scienza. Altrimenti ci infiliamo nell’assurdo dibattito che c’è stato su i vaccini.
Lo dico, sentite bene, da produttore di vino.
Io rifletto sul fatto che di fronte alla mia azienda ho due strade.
Infilarmi nella vergognosa guerra dei prezzi, alla fine inevitabilmente a scapito della qualità e della salute oppure studiare nuove soluzioni, per prodotti che so dovranno essere consumati come un buon sigaro nelle occasioni speciali. Sono convinto che nel futuro il vino come lo abbiamo vissuto negli ultimi secoli non ci sarà più. Un bene un male? Non lo so. So solo che oggi sarebbe utile impegnarci in ricerca e innovazione. Una crisi offre sempre due occasioni di uscita.
Rimanere arroccati o giocarsela in avanti.
Buon lavoro