DegustazioniIn giro per cantine

Cà du Ferrà, vini autentici dall’animo antico

Cà du Ferrà

Dalla passione per i vitigni autoctoni alla riscoperta del Ruzzese con la nascita di un nuovo vino: Zero tolleranza per il silenzio. Questo il percorso di Cà du Ferrà.

Cà du Ferrà deve essere proprio un sogno meraviglioso. A renderlo ancora più speciale il fatto che sia diventato realtà. Una realtà talmente solida e forte da portare un avvocato e un ingegnere super titolati ad abbandonare Milano (e fino qui…) e intraprendere un’avventura in viticoltura che di banale non ha proprio niente. Difficile inciampare nella banalità quando si parla di Riviera Ligure e quando in ballo ci sono equilibri fragili quanto fondamentali con la natura, un patrimonio di vitigni autoctoni per lo più dimenticati da salvaguardare e reimparare a conoscere, la volontà di vedere il bello in tutte le cose scavando la superficie. 

Questione di equilibrio

Cà du Ferrà panorama
Cinque ettari di vigneto, 30.000 bottiglie all’anno, un progetto nato 25 anni fa e ufficialmente adottato dalla coppia nel 2017 quando decidono di lasciare la città e dare vita al progetto fatto di bellezza, quella bellezza che salverà il mondo. Perché è di questo che si tratta, di
salvaguardia e di riportare alla luce terreni fragili della Riviera Ligure di Levante, nel borgo di Bonassola. 

L’equilibrio viene difeso semplicemente modernizzandolo. In quello che sembra un ascolto costante delle esigenze del territorio in funzione del cambiamento. Quest’ultimo non risparmia nessuno ma se è assecondato si può trasformare in un’opportunità. Con la stessa tenacia dunque di un fabbro (ferrà) che con gli strumenti giusti può plasmare anche il ferro, così a Bonassola nascono vini autentici dall’animo antico

Patrimonio di vitigni autoctoni

Cà du Ferrà grappolo
Cà du Ferrà è una
paladina dei vitigni autoctoni bianchi. Vermentino, Albarola, Bosco. Ma anche vitigni rossi naturalizzati liguri, come Sangiovese, Ciliegiolo, Merlot, Grenache, Vermentino Nero e Syrah. Tutti vitigni che guardano il mare o ne avvertono la vicinanza garantendo un risultato autentico. 

Protagonista dell’ultimo sforzo di Davide Zoppi e Giuseppe Luciano Aieta è la riscoperta del Ruzzese come vitigno autoctono dal potenziale versatile. Riscoperto e identificato come vitigno geneticamente indipendente da altri viene iscritto nel 2009 nel registro dei vitigni coltivabili, ma la sua storia è più antica. 

Dalle radici profonde viene raccontato già da Andrea Bacci nel 1596, descritto minuziosamente in Storia naturale dei vini sia come vitigno che per il suo potenziale enologico. A bacca bianca, dalla buccia spessa, maturazione tardiva e dalla naturale resistenza. Un vitigno dunque antico con una modernità intrinseca che un tempo lo rendeva perfetto per surmaturazione e appassimento. Naturalmente si trasformava in un vino passito dolce che, in anfora, trovava dimora nelle acque mediterranee dove trascorreva al fresco dei periodi di maturazione cullato dal mare. 

Oggi grazie a Cà du Ferrà e alla caparbietà della famiglia Zoppi nel salvaguardare la coltivazione di questo vitigno, viene sapientemente reinterpretato. Il risultato? Un vino che fa parlare di sé, e non concepisce, anzi non tollera, l’indifferenza.  

Zero Tolleranza per il Silenzio Cà du Ferrà

Cà du Ferrà uva bianca

La riscoperta del potenziale del Ruzzese ha inevitabilmente dato vita a un nuovo vino. Un vino bianco, fermo e secco. Prodotto ancora in poche bottiglie, causa mancanza di materia prima, ma potrebbe essere solo questione di tempo. La firma è quella dell’enologo consulente aziendale. Un professionista che non ha bisogno di presentazione, perché si tratta di Graziana Grassini che con la sua esperienza e il suo intuito ha saputo dare la giusta interpretazione non solo al vitigno ma anche alle intenzioni di Cà du Ferrà. 

Cà du Ferrà viteRaccolte a maturazione completa le uve vengono portate in cantina e lavorate con l’utilizzo del freddo. Successivamente ottenuto il mosto, dopo un primo illimpidimento delle parti più grossolane, viene fatto fermentare in tonneau. Diventato vino, lì riposerà per poco prima dell’imbottigliamento. Solo 635 bottiglie per l’annata 2023, ma un risultato davvero unico. Unica è stata anche la presentazione, presso la Biblioteca Internazionale La Vigna di Vicenza, dove è conservato il testo di Bacci del 1500 che porta traccia scritta del Ruzzese e dove Davide si è convinto per la prima volta a farlo suo. 

Zero Tolleranza per il Silenzio non è solo un manifesto di intenzioni, ma è il nome del nuovo vino nato con la volontà di smetterla di tacere e di voler, con eleganza, far sentire sempre la propria voce. 

PER LEGGERE LE DESCRIZIONI DEI VINI, CON IL PUNTEGGIO E IL PREZZO MEDIO A SCAFFALE, CLICCA SULLE SCHEDE SOTTOSTANTI.

DEGUSTAZIONI

PRODUTTORI

1 commento

Mario Leone 27 Maggio 2025 at 9:00

Vino e proposta interessante. Ma perché mai sei viticoltori chiamano un vino con nomi di fantasia e non col nome dei vigneto, quello che i francesi chiamano CRU?

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