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Nelle Terre del Grechetto

Nelle terre del Grechetto

Lo scorso luglio si è svolta a Civitella d’Agliano l’interessante festival enogastronomico “Nelle Terre del Grechetto” 22a edizione: 25, 26 e 27 luglio 2025.

Il Bel Paese dove il si suona è anche il Paese dei Vitigni Autoctoni, avendone oltre 500 fra quelli registrati ufficialmente nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite. In realtà ne esistono ancora di più, ma alcuni sono in via di registrazione o proprio ci sono sconosciuti. Ve ne parlerò in uno dei miei prossimi articoli, è un tema che mi appassiona molto.

Il Grechetto, appunto, è uno dei vitigni autoctoni italiani, diffuso fra Lazio ed Umbria, dove, da solo o in uvaggio, entra in varie denominazioni. Lo troviamo anche in Emilia Romagna dove entra nella Docg del Colli Bolognesi Classico Pignoletto, nel clone Grechetto Gentile (che in zona si chiama appunto Pignoletto).

A Civitella d’Agliano, in provincia di Viterbo, da 22 anni organizzano un festival enogastronomico a lui dedicato. Ho partecipato all’ultima edizione, degustandone una sessantina alla cieca e poi riassagiandoli random, accompagnandoli al cibo. Ma prima di addentrarci in dettagli più tecnici è giusto che spenda più di due parole per pubblicizzare e rendere merito a questa bella manifestazione. Coinvolge tutto il paese, il cui centro storico conta meno di 50 abitanti, che vede diversi corner di degustazione dei vini sparsi fra i bellissimi vicoli, la piazza principale con musica dal vivo e un grande spazio dove assaggiare buonissimi piatti di cucina locale. Il tutto, naturalmente coordinato dall’Amministrazione Comunale, la Pro Loco e da Carlo Zucchetti.

Torniamo ai vini

Il Grechetto dà vita a vini molto differenti fra loro, a seconda di dove vengono coltivati, e nella Tuscia viterbese c’è anche un importante apporto dei suoli vulcanici. Inoltre, al netto dei differenti suoli, ci sono i singoli stili enologici e dunque l’affare si complica. Una cosa è certa: di solito i vini da Grechetto non hanno nei profumi il loro punto di forza. Però, fra i tanti vini degustati, alcuni campioni presentavano un’impronta olfattiva marcatamente più espressiva di tutti gli altri, frutto di una ben diversa tecnica enologica. Queste tecniche, che taluni produttori scelgono di percorrere proponendo un vino con caratteristiche diverse da quelle tradizionali, sono da praticare con particolare cura ed attenzione, perché rischiano di confondere il bevitore. Allo stato attuale delle conoscenze condivise, infatti, sembra che scimmiottino vini che poco hanno a che fare con il territorio di appartenenza, facendo perdere all’intera denominazione le proprie caratteristiche distintive. (Ma noi di DoctorWine pensiamo che la strada della ricerca e della sperimentazione sia quella giusta, quindi ben vengano studi approfonditi a riguardo, ndr).

Se sui profumi c’è ancora molto da fare, ben diverso è il discorso sulla sapidità, sulla persistenza e sulla longevità. Come non ci stancheremo mai di ripetere, il tempo del vino bianco da bere entro l’anno successivo alla vendemmia, è passato da un pezzo. L’elenco dei vini e delle denominazioni in grado di proiettarsi nel tempo è ormai molto lungo. Il Grechetto rientra a pieno titolo in questo elenco. Certo, non indistintamente tutti i vini, ma quelli fatti cum grano salis, dai produttori più avveduti e studiosi. 

nelle terre del grechetto

Longevità, arma vincente

Infatti, fra la sessantina di vini degustati alla cieca, quelli che ci hanno più positivamente colpito sono quei non pochi che avevano più anni sulle spalle, anche parecchi. Non vi rivelo nulla di segreto se vi dico che in questa classifica i vini di Mottura giocano un campionato a parte, ma altri produttori, sia umbri che laziali, sono dei perfetti secondi.  

Inoltre sapidità, freschezza, unite ad una gradazione alcolica contenuta, fanno dei vari Grechetto dei compagni da pasto invidiabili. Quali? Beh, abbiamo appena presentato la nostra Guida Essenziale ai Vini d’Italia 2026 a Milano, dove troverete quelli che per noi sono i migliori vini a base di Grechetto e se siete curiosi, venite alla presentazione di Roma (11 ottobre), siete ancora in tempo.

Concludo ufficializzando la mia sorpresa rispetto ad alcuni Pignoletto emiliano-romagnoli, precedentemente a me sconosciuti, che grazie alla propria solarità di frutto, hanno scalato la mia personale classifica. Devo assolutamente approfondire… è proprio vero che non si finisce mai di imparare.

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