Degustazioni

Vinacria – Ortigia Wine Fest, bella iniziativa

Vinacria - Ortigia Wine Fest, una bella iniziativa

La prima edizione di Vinacria – Ortigia Wine Fest ha fatto centro nel cercare di proporre via alternative per aggiornare il linguaggio e i riti del “mondo vino” nel rivolgersi alle nuove generazioni.

Dal 14 al 16 dicembre, a Ortigia, la splendida isoletta di Siracusa, in Sicilia, all’interno del vecchio mercato comunale, ho partecipato alla prima edizione di questo festival enologico siciliano.

Vi sono stato invitato perché durante un recente wine tour sull’Etna, a Taormina, ho conosciuto Giada Capriotti, giovane co-organizzatrice di questo festival. Appena Giada mi ventilò l’ipotesi di una mia partecipazione, fra me e me ragionai se ci fosse davvero bisogno dell’ennesimo festival enologico o se si trattasse di un ennesimo copione riciclato e sovvenzionato da soldi pubblici. Mi feci spiegare da lei le finalità di questo evento, valutai il suo grande entusiasmo, la sua preparazione e valutai che probabilmente partecipare alla prima edizione ne sarebbe valsa la pena, quindi accettai.

Svecchiare il linguaggio del vino

Luciano Lombardi Vignadelmar

A questo punto vi starete chiedendo cosa di così speciale avevano in mente per solleticare il mio interesse. Vi rassicuro: nessuna cosa strabiliante, mirabolante o effetti speciali. Solo la volontà di porre al centro di tutto la inderogabile necessità di aggiornare il linguaggio e i riti del “mondo vino” a quelli delle nuove e nuovissime generazioni. Detta così può sembrare cosa da niente, mentre, in realtà, è un fattore di pressante attualità e necessità.

Le nuove generazioni, i neo bevitori, si allontanano o non si avvicinano al mondo del vino come lo percepiamo noi, così serioso, rituale e con un gergo il più delle volte percepito come astruso, lontano, dottorale. In più, il mondo vino è sotto attacco perché comunque si tratta di una bevanda alcolica e come tale è dannosa per la salute.

Gli attacchi al mondo del vino e il crollo dei consumi

Anche la nostra tanto amata e detestata Europa sta combattendo una battaglia no alcool che non ci risparmia anche colpi bassi, come permettere a delle bevande di chiamarsi “vini dealcolati”, cioè senza alcuna gradazione alcolica. Per me, per noi della vecchia scuola questo è un abominio assoluto ma i grandi potentati economici collegati al mondo delle bevande e bibite analcoliche, con una possente attività di lobbying, hanno vinto. Ma, domandina retorica, siamo sicuri che le loro bevande gasate, zuccherate, piene di coloranti e conservanti, siano meno dannose di un paio di bicchieri di vino?

In ogni caso, il combinato disposto del nostro linguaggio “vecchio e non al passo coi tempi” e le varie campagne no alcool, stanno facendo crollare i consumi di vino, specialmente fra i giovani. Ecco, a Vinacria, hanno provato a porre ripetutamente l’accento sulla propria idea di cambio di approccio, cambio di linguaggio, cambio rituale.

Il tentativo di aggiornare il format

Per farlo hanno scelto di essere innovativi a partire dalla scelta del luogo dove organizzare l’evento. Scegliere Siracusa, in particolare Ortigia, è sicuramente stato coraggioso, essendo una città poco abituata a trovarsi al centro dei consessi enoici. Poi sono stati chiamati a raccolta in massima parte piccoli e piccolissimi produttori, con i più diversi orientamenti stilistici. E voi che spesso mi leggete vi dovreste immaginare il mio approccio e il reciproco divertimento con il produttore, nell’assaggiare alcuni vini naturali!

Ecco, a mio modo di vedere, anche il dire al produttore che determinati prodotti non ci piacciono, con seria canzonatura dialogarci e analizzarne i vini, è un modo per cambiare lo schema e i risultati della narrazione.

Le masterclass

Ogni produttore aveva il proprio banchetto di assaggio per il contatto con il pubblico e aveva anche dato alcuni vini per le undici masterclass che si sono succedute durante la tre giorni. Ecco, le masterclass sono state un aspetto determinante nel mio apprezzamento per l’intero evento: organizzate benissimo, con bravi relatori ben poco paludati, facendoci conoscere prodotti e produttori nuovi e messi a confronto con altri già noti.

Giada Capriotti al termine della masterclass “Se fossi vino… i giovani di Generazione Next si raccontano attraverso il vino in cui si identificano”

Ad esempio ho trovato interessantissima e dettagliatissima quella condotta dal nostro Federico Latteri su “Vino è geografia: i tanti volti del Nero d’Avola” e quella su “Perpetuo e Marsala: due anime, un territorio”, pur non condividendo parte delle tesi dei due relatori. Molto bella anche quella diretta proprio dalla Capriotti: “Se fossi vino… i giovani di Generazione Next si raccontano attraverso il vino in cui si identificano”. Infine non posso non ricordare quella splendidamente condotta da Marco Reitano, capo sommelier del ristorante tristellato romano La Pergola e autentico mostro sacro della sommellerie internazionale: “Il ruolo del Sommelier: l’importanza della formazione sul campo e della comunicazione efficace”.

In conclusione

In ogni caso, alla fine della manifestazione, bisogna valutare se gli obbiettivi che si erano prefissati siano stati o meno raggiunti. Premetto che so benissimo che innovare il linguaggio e i riti del vino è compito immenso, difficilissimo, perché fortemente radicati dalla pluridecennale consuetudine italica e internazionale. A Vinacria qualcosa è stato fatto. Non qualcosa da poco: è partita l’idea, si è mostrata e dimostrata la forza di volontà e l’assoluta necessità. I produttori si sono sentiti rappresentati e sono stati contenti del nostro dialogo e della giocosa serietà con la quale abbiamo affrontato i vari temi.

Certo, anche noi ospiti, come pure l’organizzazione, non abbiamo saputo rinunciare a una certa ripetuta ritualità, ma complessivamente il tono corale della manifestazione ha segnato un cambio di passo narrativo. E non mi sembra assolutamente cosa da poco.

 

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