È improprio e scientificamente scorretto etichettare il vino, in modo assoluto, come un prodotto nocivo per la salute. Riportiamo il parere di vari specialisti in una serie di articoli che trattano il tema del rapporto tra consumo di vino e salute.
Di seguito vengono sottolineati, con fermezza ma con rispetto e apertura al dialogo tecnico-scientifico, alcuni punti chiave sul binomio vino e salute supportati da evidenze scientifiche e riferimenti istituzionali.
Le opinioni riportate, nell’articolo odierno e in quelli successivi, sono state espresse da (in ordine alfabetico):
- Carlo A. Adami, già Professore di Chirurgia Vascolare Università degli Studi di Verona.
- Luigi Bertinato, Senior Consultant per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
- Giovanni De Gaetano, Direttore dei Laboratori di Ricerca “RE ARTU” del Centro di Ricerca e Formazione ad Alta Tecnologia nelle Scienze Biomediche “Giovanni Paolo II”, Università Cattolica del Sacro Cuore, Campobasso.
- Gino Gerosa, Direttore UOC di Cardiochirurgia e Direttore Programma Trapianti di cuore e assistenze meccaniche presso Azienda Ospedaliera di Padova.
- Michele Milella, oncologo, direttore del dipartimento Ingegneria per la medicina di innovazione dell’Università di Verona.
- Nicola Pradegan, cardiochirurgo dirigente medico del Padova University Hospital.
- Walter Ricciardi, Professore ordinario d’Igiene e Medicina Preventiva, Dipartimento di Scienze della vita e sanità pubblica presso Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
- Andrea Silenzi, Dirigente Medico del Ministero della Salute, Comunicazione Aumentativa e Alternativa.
- Fulvio Ursini, Professore Emerito di Chimica Biologica presso l’Università di Padova.
Distinguere consumo alcolico generico e consumo moderato di vino
È fondamentale distinguere tra il consumo generico di alcol – che include qualsiasi bevanda alcolica in qualsiasi quantità e modalità – e il consumo moderato e consapevole di vino di qualità, inserito in appropriati contesti culturali e alimentari (ad esempio all’interno della dieta mediterranea). Non tutto l’alcol si equivale in termini di modalità di assunzione e impatto sulla salute.
Gli studi mostrano che il vino possiede caratteristiche uniche rispetto ad altre bevande alcoliche: il vino (specie il vino rosso) ha un tenore alcolico inferiore rispetto ai superalcolici e contiene una ricchezza di composti bioattivi (polifenoli, antiossidanti) assenti in bevande distillate. Inoltre, la tradizione mediterranea prevede il consumo di vino durante i pasti, in piccole quantità, il che comporta un’assunzione più lenta e una concomitante presenza di cibo che modera l’assorbimento di etanolo (pmc.ncbi.nlm.nih.gov).
Questo modello alimentare apporta benefici metabolici: la presenza di cibo riduce il picco di alcolemia e l’esposizione dei tessuti agli effetti nocivi dell’etanolo (es. minore formazione di acetaldeide a livello delle mucose) (pmc.ncbi.nlm.nih.gov). Non a caso, la Dieta Mediterranea, riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio culturale immateriale dell’umanità, include il consumo moderato di vino come parte di uno stile di vita sano e conviviale (unesco.org).
Il pericolo del consumo eccessivo di alcol
D’altro canto, il consumo generico o eccessivo di alcol – specie se fuori pasto, in grandi quantità o con finalità ricreative compulsive – ricade in un ambito di rischio completamente diverso. Binge drinking, superalcolici assunti lontano dai pasti, o l’abuso cronico di etanolo rappresentano comportamenti che la sanità pubblica identifica chiaramente come pericolosi. È dunque tecnicamente e scientificamente possibile differenziare il caso di un bicchiere di vino di qualità durante un pasto (contesto in cui storicamente si osservavano minori patologie cardiovascolari) dai casi di consumo alcolico sregolato o fuori contesto alimentare. Ignorare questa distinzione porterebbe a conclusioni semplicistiche e fuorvianti.
In altre parole, “è l’alcol che causa danno, non la bevanda” in sé (who.int): l’etanolo puro è certamente una sostanza con potenziali effetti tossici, ma gli effetti concreti sulla salute dipendono dalla dose, dallo schema di consumo e dalla matrice in cui è assunto (vino con cibo vs. superalcolici a stomaco vuoto, ad esempio). Le evidenze più recenti suggeriscono che un consumo moderato di alcol, specialmente se avviene sotto forma di vino ai pasti, rappresenta un modello a basso rischio, almeno per determinati gruppi di popolazione (pmc.ncbi.nlm.nih.gov).
Ad esempio, l’analisi Global Burden of Disease (GBD 2020) indica che per gli adulti sopra i 40 anni un’assunzione moderata di vino con il cibo può comportare alcuni benefici. As esempio minor rischio cardiovascolare, ictus e diabete a fronte di rischi molto contenuti. Mentre per i giovani adulti ogni consumo alcolico di altro tipo non presenta tali vantaggi (pmc.ncbi.nlm.nih.gov).
Questo conferma la necessità di un approccio non ideologico ma scientifico, che distingua l’abuso (sempre dannoso) dal consumo moderato in contesti appropriati.
La vignetta utilizzata per l’apertura è di Lorenzo Mari, “Primitivo”, tratta dal concorso di (eno)satira Spirito di Vino, edizione 2023, categoria Under 35, organizzato dal Movimento Turismo del Vino Friuli Venezia Giulia.
2 commenti
È utile avere conferma di sane abitudini dalla Scienza. ….
oltre che dai testi sacri. Vedi il suggerimento di Paolo a Timoteo. Sempre gradito ricevere i vostri commenti.
Pubblicità ingannevole pseudo scientifica basata più sulla omissione che su affermazioni in sé errate
I fattori di rischio per la salute sono individuali, dipendono dalla età, genere, classe sociale e un “moderato ” consumo di vino in un maschio adulto benestante fa obiettivamente meno male di una cattiva notizia di borsa.