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Un altro punto di vista sul rapporto alcol e cancro

Fulvio Ursini, alcol e cancro

Così si può definire la posizione del professor Fulvio Ursini, che vi proponiamo, sul rapporto tra alcol e cancro. E per farvi capire “da che pulpito” aggiungiamo il suo impressionante curriculum accademico.

Fulvio Ursini, nato nel 1951, è Professore Emerito di Chimica Biologica presso l’Università di Padova. Laureato in Medicina e Chirurgia a Padova con successiva specializzazione in Medicina Interna nella medesima università, è stato Professore Ordinario di Chimica Biologica all’Università di Udine (Scienze e Tecnologie Alimentari), dal 1990 al 1996, quindi alla Facoltà di Medicina dell’Università di Padova dove ha diretto la Scuola in Scienza dell’ Alimentazione. È stato Adjunct Professor of Biochemistry presso la USC di Los Angeles

Filo conduttore della sua carriera accademica è stato lo studio dell’effetto antiossidante. Queste ricerche hanno contribuito a chiarificare le relazioni tra chimica, biochimica e biologia cellulare delle ossidazioni da radicali liberi, integrando le informazioni prodotte dalla scienza di base in un contesto di nutrizione e medicina. Ha scoperto l’enzima che primariamente rende conto dell’effetto biologico nutrizionalmente essenziale del selenio. Nell’ambito di studi sulle reazioni radicaliche ha descritto lo stress ossidativo post-prandiale e il suo legame con il ruolo protettivo di alimenti contenenti antiossidanti: frutta e verdura e non ultimo il vino.

Ha proposto per la prima volta il meccanismo adattivo di para-ormesi per spiegare come l’aumento delle difese antiossidanti sia attivato da contenute ossidazioni che fungono da segnale che attiva la risposta. È stato fondatore e co-organizzatore della serie di Congressi Wine & Health svoltisi tra il 1995 ed il 2016 in Italia, Francia, USA, Cile, Sudafrica, Australia, Spagna. È membro della Confrérie des Chevaliers du Tastevin (Baune, Borgogna) e della Accademia della Vita e del Vino (Conegliano).

Questo che segue è il suo intervento su un tema tanto scottante quanto di attualità.

Limiti dell’EBM nella Valutazione del Rischio di Cancro: Nutrizione, Etanolo, Vino ed Ormesi

di Fulvio Ursini, Università di Padova

La medicina basata sull’evidenza (EBM) ha svolto un ruolo fondamentale nella comprensione della prevenzione e del trattamento del cancro, ma presenta limiti significativi quando si tratta di affrontare la natura evolutiva e complessa del rischio quando lo si voglia ricondurre ad una sola variabile. Questi limiti sono particolarmente evidenti quando si considerano fattori come la nutrizione che, includendo l’etanolo come nutriente, introducono dinamiche dose-effetto non lineari nella valutazione del rischio. Le curve a U o Y non possono essere uguali nelle diverse popolazioni con diversi comportamenti alimentari e, quando analizzate complessivamente su larghissima scala, si appiattiscono portando ad una artificiosa linearità che a sua volta supporta una conclusione deterministica nel rapporto dose-effetto. Solo come esempio, è sulla base di approcci di questa natura che si è concluso che anche un solo bicchiere di vino aumenta il rischio di cancro mammario!

  1. Dinamiche Non Lineari nel rischio di Cancro

Lo sviluppo del cancro è un processo dinamico e multifattoriale, influenzato da mutazioni genetiche, esposizioni ambientali e eventi stocastici. A differenza dei modelli deterministici spesso dedotti nell’EBM, il rischio di cancro evolve in modo non lineare, dove piccole modifiche in un fattore possono avere effetti rilevanti. Ad esempio, fattori dietetici come le diverse forme di assunzione di alcol non influenzano uniformemente il rischio; il loro impatto è modulato da genetica, metabolismo e una serie di altre variabili di natura comportamentale.

L’EBM, che si basa essenzialmente su relazioni causa-effetto lineari derivate da studi epidemiologici su larghe ed eterogenee popolazioni, non può catturare la complessità di queste interazioni. L’esempio più rilevante è quello di usare nei calcoli del rischio l’assunzione di alcol a livello settimanale senza alcuna tempistica o il rapporto con i pasti e nel non considerare la natura della bevanda alcolica per cui la vodka è equiparata al vino solo per il contenuto di alcol.

  1. Ormesi e Influenza Nutrizionale

Il concetto di ormesi – dove basse dosi di sostanze tipicamente dannose in modelli sperimentali o nell’uomo ad alte dosi, possono avere effetti benefici a dosi contenute – si oppone all’approccio deterministico dell’EBM. A questo si aggiunge l’effetto di altre componenti, come ad esempio l’effetto largamente protettivo dei polifenoli del vino, completamente ignorate nell’analisi di larghe popolazioni. Queste interazioni dose-dipendenti non possono essere pienamente spiegate con il tradizionale quadro dell’EBM, che evidenzia unicamente le risposte medie di amplissime popolazioni trascurando elementi critici anche rilevanti visti spesso come “fattori confondenti”.

  1. Ruolo Duale dell’Etanolo nel Rischio di Cancro

Il consumo eccessivo di etanolo è un fattore di rischio consolidato per vari tipi di cancro, ma i suoi effetti cancerogeni variano ampiamente a seconda dei fattori genetici, dei percorsi metabolici e di esposizione ad altre componenti della alimentazione. Mentre il consumo elevato di alcol contribuisce al cancro attraverso meccanismi come il danno al DNA indotto dall’acetaldeide, un consumo moderato può innescare ben conosciute risposte cellulari che sono protettive attivando meccanismi adattativi. Fenomeno questo cui si aggiunge il primario ruolo protettivo dei polifenoli presenti nel vino. L’approccio deterministico dell’EBM non riesce a considerare adeguatamente questa complessità, poiché ignora la variabilità e i rischi dose-dipendenti posti da diverse abitudini alimentari nell’assunzione di bevande alcoliche, quando inserito in un contesto nutrizionale complesso e variato nelle diverse popolazioni.

  1. Verso una Comprensione Più Integrata del Rischio di Cancro e la Formulazione di Raccomandazioni Nutrizionali 

Per affrontare più efficacemente il rischio di cancro, è necessario integrare le intuizioni della biologia evolutiva, dei processi stocastici e dell’ormesi con l’EBM. Un approccio più olistico dovrebbe considerare oltre all’assunzione di alcol anche come la nutrizione e le componenti non alcoliche della bevanda, ad esempio il vino, interagiscono con i fattori genetici. Un approccio che dovrebbe confermare ancora una volta come esposizioni a livello moderato abbiano chiari effetti protettivi rispetto alla astensione. Questo modello integrato andrebbe oltre le assunzioni lineari dell’EBM, prendendo atto della complessità dell’evoluzione del fenomeno biologico. Quello che è poi da evitare sarebbe il frequente atteggiamento paternalistico, sostenuto da una EBM prodotta dall’analisi di larghe ed eterogenee popolazioni, nell’imporre regole sul comportamento. Eticamente appare inaccettabile la tendenza a far paura con numeri, peraltro discutibili, per controllare le abitudini di vita di singoli individui.

Conclusione:

Sebbene l’EBM abbia fornito importanti linee guida per il trattamento e la prevenzione del cancro, essa si dimostra inadeguata quando viene applicata alla natura intricata e non lineare del rischio di cancro, nel caso in cui si analizzi il ruolo dell’etanolo dimenticando la natura della bevanda alcolica e la rilevanza dell’ormesi. Il cancro non è una malattia statica e prevedibile, ma un processo in evoluzione plasmato da variabilità genetica, esposizioni ambientali e eventi casuali. 

Per migliorare la nostra comprensione e gestione del rischio di cancro, dovremmo adottare un approccio più sfaccettato che comprenda modelli stocastici e riconosca gli effetti benefici delle esposizioni ormetiche derivanti dalla nutrizione e dall’ambiente. Questo cambiamento, che di necessità dovrà considerare anche i risultati della ricerca di base non clinica, consentirà strategie di prevenzione più personalizzate ed efficaci, che riflettano meglio la vera complessità della biologia del cancro evitando un dannoso oltre che inutile proibizionismo.

4 commenti

Tommaso Ponzanelli 12 Maggio 2025 at 9:29

FINALMENTE. Grazie Daniele per aver pubblicato quanto la scienza ha ampliamente dimostrato. Mi auguro che la voce della SCIENZA venga amplificata e conosciuta, mi auguro che venga impedito di diramare falsi allarmismi.

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Giuseppe Macchi 12 Maggio 2025 at 14:05

Molti allarmi ‼️ vengono dalle LOBBIES di questo o quel interesse costituito.
I Media fanno loro eco per obbligo di diffusione ma anche per riempire le pagine a qualunque costo.
La correlazione alcohol-cancro è semplicemente
un artificio mediatico. Stanno anche cercando di demistificare il Paradosso Guascone. CVD/QED
Superalcolici, sesso, età, etnia, dosi, dieta, specificità di malattia, … così tante variabili ….

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Alberto 13 Maggio 2025 at 12:28

Che se un professore dice una cosa non conta nulla. Le evidenze dicono ben altro.
Poi ognuno libero. Io bevo ogni tanto un po’ di vino, basta esserne consapevoli però degli effetti.

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giuseppe 18 Maggio 2025 at 8:10

È una voce decisamente fuori dal coro, però teniamo anche conto che nel suo “impressionante” curriculum accademico hanno una parte non trascurabile anche l’essere membro della Confrérie des Chevaliers du taste-vin e dell’Accademia della vite e del vino.
Premesso che io bevo vino regolarmente, mi pare che le argomentazioni siano abbastanza deboli e discutibili: i rischi sono ampiamente dimostrati ed evidenti, dopo di che ognuno giustamente fa quello che gli pare

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