Spesso, nel parlare comune, si corre il rischio di confondere vini e vitigni e di definire un vino non in base al suo territorio di origine, ma semplicemente in base al vitigno di appartenenza. Grave errore!
È ormai un’abitudine diffusa anche da noi quella di definire i vini, anche quelli con precise denominazioni di origine, attraverso i principali vitigni che ne sono alle basi. Così un Barolo o un Barbaresco diventano un “Nebbiolo”, un Brunello è un “Sangiovese” un Gevrey Chambertin è un “Pinot Nero” e via così.
Il “rimprovero” di Veronelli
Ricordo con affetto una tirata di orecchie pubblica che mi diede Gino Veronelli quando, durante un pranzo a casa dei Nonino, in Friuli, io definii un vino che stavo bevendo “un gran bel Nebbiolo”. Lui mi riprese con una certa durezza. “Disgraziato, questo non è un Nebbiolo, questo è il Barbaresco Santo Stefano di Bruno Giacosa”.
Ma di aneddoti del genere ne potrei raccontare molti altri. Il senso del discorso è che “declassando” nei fatti un Barolo o un Brunello a Nebbiolo o Sangiovese si opera forse una semplificazione, ma non si rende giustizia alle loro origini.
I vini definiti dal solo vitigno sono quelli di base
Per di più, in tutto il mondo, e in Francia in particolare, i vini definiti dal solo vitigno sono quelli di base. Un Pinot Nero o uno Chardonnay in Borgogna sono meno prestigiosi e costosi di un Volnay o di un Puligny Montrachet, per non parlare dei Grand Cru. Noi non arriviamo, almeno per ora, a una definizione così precisa come fanno loro, però i Barolo, magari con le MGA (Menzioni Geografiche Aggiuntive) del caso, con difficoltà si potrebbe chiamare semplicemente “Nebbiolo”. Così i Chianti Classico con le loro UGA (Unità Geografiche Aggiuntive) e il Brunello di Montalcino non sono solo dei “gran bei Sangiovese”.
Veronelli aveva ragione a bacchettarmi, in pubblico, tra l’altro, e alla presenza dello stesso Bruno Giacosa, che all’epoca non conoscevo e che incontrai per la prima volta in quell’occasione. Ci rimasi male, ovviamente, ma imparai qualcosa.
Oggi si transige di più e non mi sembra una buona cosa. Poi non c’è neanche un Veronelli a bacchettare certe definizioni. È mancato vent’anni fa e questo pezzo è anche una scusa per ricordarlo a tutti.
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Avevamo già affrontato questo argomento tempo fa con l’editoriale di Riccardo Viscardi Brunello, Nobile, Chianti… non sono Sangiovese – DoctorWine