Una tappa caldamente consigliata a chi si trova nel teramano: il panorama è splendido, come si evince dal nome, la cucina è ottima e accoglienza e servizio sono improntati a una rustica gentilezza che fa subito casa. Iolanda Maggio ci parla dell’Agriturismo Panorama Teramo.
Il nome già lo dice, il panorama è mozzafiato. Proprio sopra Teramo, questo agri-ristoro guarda da un lato verso la città e dall’altro verso il mare che sembra a un tiro di schioppo, il Gran Sasso è alle spalle. Ci troviamo in un centro agrituristico con punto di ristoro e alloggio, immerso nel verde delle colline teramane dove si possono assaggiare piatti tipici locali con prodotti a km 0.
Agriturismo Panorama, la storia
Aperto dal 1991, la conduzione è familiare. Una gestione prettamente al femminile dove si coltivano le verdure, si allevano gli animali, ci sono le galline, si raccolgono le erbe spontanee e si conservano gelosamente le tradizioni. Il binomio semplicità e sapori schietti sono le parole d’ordine e il filo conduttore sia in sala che in cucina. Le porzioni sono luculliane e i prezzi – soprattutto per chi è abituato ormai a quelli folli delle grandi città – sono “umani”.
All’arrivo a tavola ci accolgono un piatto di fave fresche e del pane condito con un filo d’olio straordinario. Poi inizia la carrellata interminabile di antipasti. Una frittella calda che accompagna i salumi e i formaggi locali, la frittata di spinaci, la torta rustica ripiena di verdure, un formaggio fritto che arriva in tavola caldo e fila ad ogni morso. Un tripudio! Tutto è non meno che buonissimo.
Le Virtù teramane

Quindi il piatto forte: le Virtù teramane. Un piatto antico che si prepara per il primo di maggio. La tradizione racconta che si aprivano le madie e si mettevano a cuocere tutti i legumi e le verdure che erano avanzati dall’inverno, a queste si aggiungevano la verdure nuove, le erbe di campo, un po’ di cotica di maiale, un po’ di guanciale, le spezie… i ricettari parlano di circa 53/55 ingredienti.
Non c’è una ricetta precisa, ogni famiglia aveva l’ingrediente speciale che rendeva questa minestra la più buona. Primizie e preziosi residui di conserve si univano in questo piatto molto sostanzioso legato alle antiche pratiche del culto della Terra festeggiato dalle civiltà contadine. Potremmo considerarlo un piatto unico e fermarci qui per quanto è ricco e saporito con la pasta spezzettata dentro…ma noi proseguiamo.
Arrivano in tavola le pirofile fumanti di chitarra teramana. Una pasta fatta a mano, simile ai tagliolini, condita con ragù e polpettine. La cosa più simile agli “spaghetti with meatballs” che gli americani tanto associano alla cucina italiana ma che in realtà non si mangiano da nessuna parte. Qui le polpettine sono minuscole, che solo a vederle pensi a quanta pazienza ci deve volere per prepararle così a centinaia ogni volta.
Per concludere in bellezza

Non sazi, il pranzo prosegue con la grigliata mista e l’arrosto di vitello. Tutto accompagnato da patate al forno. E vedo commensali che ancora attingono compiaciuti ai piatti abbondanti e conviviali messi al centro della tavola.
Chiudiamo in dolcezza con la pizza dolce teramana. Una sorta di torta diplomatica, anche questa ormai introvabile ma che ricorda tanto le torte buone fatte in casa. Molto ben eseguita, con gli strati di pandispagna bagnato al punto giusto con un goccetto di alchermes. Crema al cioccolato e crema pasticcera, semplice semplice.. Eccellente.
Come si legge a chiare lettere sul menù: in questo esercizio il coperto, il pane, il caffè, l’ammazzacaffè e l’acqua sono inclusi nel prezzo. Gentilezza di quella vera e mai forzata, ì gesti spicci ma genuini e tanto gusto fanno di questo agriturismo una tappa obbligatoria per chi ama la buona cucina e si trova nel teramano.