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Private label: il nuovo volto del vino in GDO

Private label vino coop

Chi è il vero produttore del vino a marchio dell’insegna che compriamo in GDO? La selezione è in mano al distributore, che sta dando sempre più importanza alle private label per la fidelizzazione del cliente. Puntando sul valore.

Per anni, il vino a marchio del distributore (MDD) è stato percepito come un’alternativa economica ai brand più noti, una scelta dettata più dal prezzo che dalla qualità. Ma qualcosa sta cambiando. Oggi le private label non sono più solo un’opzione a basso costo: stanno ridefinendo le regole del mercato, spingendo le insegne a costruire identità forti e riconoscibili per i loro vini.

Numeri che raccontano una trasformazione

Secondo NielsenIQ, nel 2024 le vendite di vini MDD nella GDO italiana hanno raggiunto i 273,8 milioni di euro, con una crescita del 2,1% rispetto all’anno precedente. In termini di volume, si parla di 106,9 milioni di litri su un totale di 628 milioni venduti nella GDO, segnando un aumento dell’1,6%. Gli spumanti a marchio dell’insegna hanno registrato una crescita del 4,4% in volume e dell’1,3% in valore, trainati principalmente dal Prosecco. Il prezzo medio dei vini MDD si attesta a 2,56 euro al litro, ancora inferiore rispetto ai 3,6 euro dei brand aziendali, ma con un trend di avvicinamento.

Dalla marca commerciale alla marca di valore

Se fino a pochi anni fa i vini MDD erano spesso etichette anonime, oggi le insegne stanno investendo sempre di più nella creazione di linee con una personalità ben definita. Questo significa:

  • Selezione più rigorosa dei produttori: i distributori scelgono con maggiore attenzione le cantine partner, spesso valorizzando piccole realtà locali per dare un’identità più autentica al prodotto.
  • Packaging e comunicazione curati: le bottiglie MDD non sono più prodotti “generici”. Design accattivanti, etichette eleganti e storytelling più coinvolgente stanno trasformando la percezione del consumatore.
  • Segmentazione dell’offerta: oggi troviamo private label per tutte le fasce di prezzo, dai vini quotidiani ai prodotti di fascia premium, fino alle selezioni speciali o ai vini da collezione venduti in edizioni limitate.

Perché le private label stanno vincendo?

Ci sono tre motivi principali per cui il vino a marchio dell’insegna sta guadagnando sempre più terreno:

  1. Controllo totale della filiera – Le insegne possono garantire costanza qualitativa e offrire un prodotto competitivo in termini di rapporto qualità-prezzo. Inoltre, il controllo diretto sui margini permette di costruire strategie di pricing più vantaggiose rispetto ai brand indipendenti.
  2. Fidelizzazione del cliente – Un consumatore che si affeziona a una private label difficilmente cambia insegna. Le catene lo sanno e stanno investendo per rendere il vino MDD non solo un’opzione, ma un punto di forza dell’assortimento.
  3. Differenziazione competitiva – In un mercato in cui molte referenze si sovrappongono tra le diverse insegne, avere un assortimento di vini esclusivo e ben posizionato può essere un vantaggio strategico.

Rischi e sfide per il futuro

Nonostante i successi, il mondo delle private label vinicole deve affrontare alcune sfide cruciali:

  • La credibilità: i brand storici hanno costruito negli anni una reputazione solida. Per competere, le insegne devono lavorare sulla trasparenza e sulla narrazione del prodotto, comunicando chiaramente la provenienza e il valore delle loro etichette.
  • La saturazione del mercato: con l’aumento dell’offerta MDD, il rischio è di avere un eccesso di referenze che confondono il consumatore. Serve una selezione strategica per evitare una cannibalizzazione interna tra le diverse linee.
  • L’equilibrio tra prezzo e valore percepito: se i vini MDD salgono troppo di fascia, rischiano di perdere il vantaggio competitivo legato al prezzo. Le insegne devono trovare il punto giusto tra accessibilità e qualità.

Conclusione: le private label sono il futuro?

Il vino a marchio del distributore non è più una semplice alternativa economica, ma una leva strategica per le insegne della GDO. La sfida ora è far crescere queste etichette senza perdere la loro identità e senza cadere nella tentazione di una guerra al ribasso sui prezzi. Il consumatore sta dimostrando di essere pronto a scegliere la qualità, anche quando il produttore non è un nome noto. La GDO saprà cogliere questa opportunità fino in fondo?

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