La Grola omaggia il territorio con il primo Grola. Sembra un gioco di parole, e invece no. Perché la Grola di Allegrini è cresciuto, parola di Sissi Baratella. E ci regala il primo Grola Valpolicella Classico Superiore.
La Grola è cresciuto… e sto parlando del vigneto, mica del vino!
La vigna, tramite la consapevolezza di chi la interpreta tra vigneto e cantina, è pronta a dare il primo Grola Valpolicella Classico Superiore, annata 2022.
Era ora, mi verrebbe da dire. Perché che uno dei vigneti più belli della Valpolicella Classica non producesse vini a denominazione d’origine sembrava una sconfitta per la denominazione stessa. La Grola è questo, un vigneto prima di tutto. Un luogo straordinario che non finisce mai di stupirti. Tra le poche colline del territorio che ti permettono una visuale a 360°. L’apice, come è giusto che sia, è abitato dal vigneto La Poja dove la Corvina Veronese dà vita a Poja, il vino Igt iconico di Allegrini. Sulle balze a ovest e a nord della collina sorgono invece i ceppi per Grola, che onestamente non definirei iconico (non si sono mai viste così tante prime donne come ora…) ma piuttosto Grola è “uno di noi”. Un confort wine che parla di Valpolicella, ora anche ufficialmente in etichetta.
Rappresentativo della denominazione, della storia della famiglia Allegrini, riassuntivo di un percorso di crescita e presa di consapevolezza. Uno di noi perché ha affrontato un percorso, un viaggio, tra avversità, dubbi e zone di comfort. Oggi Grola diventa un vino a denominazione d’origine, cambiando leggermente il tiro in termini di uvaggio e di numero di bottiglie, sebbene rimangano consistenti e non ci facciano solo sognare di poterlo assaggiare. Grola è cresciuto, è diventato grande, così come è cresciuta la terza generazione dei giovani Allegrini, coraggiosi senza dubbio ma anche molto consapevoli, forti delle scelte delle generazioni precedenti.
Un processo, la crescita, inevitabile, che si traduce in un omaggio al territorio
Carico di emozione ma anche di ambizione questo progetto guarda al futuro. Lo confermano anche le scelte tecniche in termini di packaging ad esempio. Una nuova bottiglia più leggera (420 g). Un’etichetta in cotone 100%, packaging certificato FSC, capsula Derma a basso impatto e un tappo certificato per ridurre il TCA. Per finire l’immagine, rinnovata non solo nel nome (da La Grola, che ora è solo il vigneto, a Grola, che diventa vino) e sempre omaggio al territorio. Svelata al pubblico per la prima volta in occasione di Vinitaly 2025; sempre in occasione di Vinitaly 2025 Grola è stata distribuita in esclusiva e anteprima nazionale ai ristoranti di Verona. Solo un riscaldamento quello in territorio scaligero, preambolo di ciò che sarà il tour Allegrini nel corso dell’anno per presentare Grola Valpolicella Classico Superiore sul territorio nazionale con eventi dedicati.
Giovanni Allegrini a fine anni ’70 aveva avuto l’audacia di piantare e produrre in collina, successivamente furono Walter e Franco a ricercare un’identità. Ora tocca ai cugini Silvia, Francesco, Giovanni e Matteo portare avanti con la loro squadra tecnica lo stile in cui non solo si identificano ma pensano si possa identificare e ispirare la denominazione tutta. Non è arroganza, né tanto meno sognare a occhi aperti, è realtà condita, certamente, dall’ambizione. Quarantamila bottiglie all’anno fanno sì che Grola sia solida e in grado di presenziare il mercato italiano e estero.
In un presente di sofferenza per i vini rossi si torna quindi a rafforzare le basi. Con il territorio partecipe e coinvolto, inevitabilmente ambasciatore del progetto.