Quest’ultima tipologia si stacca dalle precedenti perché non parla del vino in sé. Parla di ciò che esso rappresenta e della sua capacità di appagare aspettative che non sono degustative ma di status symbol.
Questa sesta macro-tipologia sarebbe da prendere in seria considerazione ma, percorrendo trasversalmente ciascuna delle precedenti, essa non potrebbe strutturalmente far parte di questo elenco.
Il vino-immagine rappresenta una categoria possente per numeri e valore, protagonista di ogni mercato nazionale e internazionale, vincente in ogni tempo, capace di sedurre e affascinare anche il degustatore più esperto e smaliziato.
Un’immagine vincente
Il vino-immagine è un prodotto che si concretizza in bottiglie che non vengono ordinate e stappate per la tipologia cui appartengono. Né per i profumi ed i sapori che riescono a dispiegare, ma per il piacere che si prova a berle. Vengono ordinate e stappate per ciò che rappresentano, per la capacità di appagare le aspettative della nostra mente prima ancora di quelle del nostro palato e della nostra pancia.
Le energie spese dai produttori per confezionare intorno ai propri vini un’immagine vincente sono in costante crescita e la lotta per emergere si fa sempre più dura, senza esclusione di colpi. Sono sforzi che spesso pagano, ammantando i vini che ne sono oggetto di un’aura magica capace di condizionare enormemente le scelte del consumatore, ma anche l’atteggiamento degli esperti e di quei degustatori che fanno dell’obiettività il proprio marchio distintivo (ed è questa la prima ragione del moltiplicarsi delle degustazioni cieche, la necessità di verificare su campioni anonimi i giudizi positivi elargiti degustando a carte scoperte).
Tra fascino e bellezza
Tutto questo, ovviamente, senza volere a tutti i costi connotare negativamente la categoria del vino-immagine. Si tratta solo di riuscire ad individuare la sottile linea di demarcazione tra fascino e bellezza. E degustare senza i condizionamenti dell’immagine può servire a svelare quando il fascino, spesso, è solo uno strumento per nascondere una sostanziale mancanza di bellezza.
Anche se oggi, ad onor del vero, il problema del vino italiano sembra essere del tutto inverso: tanti, troppi vini sono sorprendentemente belli ma relegati ai margini del mercato per una cronica mancanza di fascino. E non saranno certo i giudizi, i voti e le classifiche stilate dagli esperti a trasformare i topini in cavalli bianchi. Né le zucche in carrozze dorate e le cenerentole in principesse.
Articolo tratto da “RuvidaMente.com”, per gentile concessione dell’autore Stefano Milioni: Le 6 facce del pianeta vino – RuvidaMente by Milioni
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