È il produttore emergente nei premi speciali della Guida Essenziale 2026. Si trova in Valcalepio, nella bergamasca, all’interno di un Castello che è stato, nei secoli, baluardo di una viticoltura di qualità, oggi rinato grazie a una nuova lungimirante gestione.
Un castello medievale tra le verdi colline della Valcalepio, area agricola compresa tra la parte orientale della provincia di Bergamo e il lago d’Iseo. È il Castello di Grumello, una fortezza militare che il suo primo proprietario, il condottiero Bartolomeo Colleoni, in tempo di scontri fra la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano, volle dotare di torre d’avvistamento (oggi ancora in piedi), da cui poter dominare tutta la Pianura Padana.

Sin dall’800, le sue cantine hanno accolto una florida produzione di vino, in particolare grazie a una delle ultime famiglie di proprietari, i Gonzaga, che con il Principe del Carretto introdussero nella zona alcune barbatelle di un “nuovo” vitigno proveniente dalla Francia.
I contadini bergamaschi lo chiamarono Burdunì, ma si trattava del Cabernet sauvignon: e in Valcalepio diede subito ottimi risultati.
La scuola agraria di Grumello
Purtroppo, in quegli stessi anni, si diffuse anche la fillossera e, ben presto, quelle preziose piante finirono distrutte. Non tutti i mali vengono per nuocere, però. Già prima dell’avvento dell’afide, infatti, le malattie e le avversità che si erano abbattute sull’agricoltura lombarda avevano indotto i responsabili economici della Provincia a creare, a fine Ottocento, una scuola agraria permanente.
Era nata così la Scuola Agraria di Grumello, un istituto di ricerca e sperimentazione situato proprio nel borgo ai piedi del Castello, le cui attività di ricerca furono avanguardistiche. Qui, infatti, furono sperimentati i primi portainnesti resistenti alla fillossera. Poi, nel 1881, il direttore della Scuola, Giacomo Grazzi Soncini, scoprì che lo ione rame era in grado di bloccare lo sviluppo delle spore della peronospora: erano state poste le basi per la creazione della poltiglia bordolese come anticrittogamico, messa poi a punto in Francia dal Millardet nel 1885.
La rinascita
La rinascita della viticoltura del Castello dovrà però aspettare gli anni ’60, quando, con la fine della mezzadria, si rende necessario un cambio di conduzione. In provincia erano nate due cooperative per la lavorazione in comune delle uve, il cui supporto tecnico era stato affidato all’enologo Carlo Zadra, già viticoltore al Castello, che nel frattempo era passato alla famiglia milanese Kettlitz Reschigna.
Nel 2022, si compie un nuovo passaggio e la proprietà del Castello viene ceduta ad Angelo e Daniel Gotti. I due non si occupano di viticoltura (sono fondatori e titolari della Kask spa di Chiuduno, marchio che realizza caschi per lo sport, tra cui quello ufficiale del Tour de France 2022), ma assoldano un team in grado di rivoluzionare l’azienda agricola e l’intera struttura. Si tratta di Stefano Lorenzi, arboricoltore e consulente per importanti aziende vinicole, chiamato a fare da direttore generale, e Paolo Zadra, enologo e figlio di Carlo, cresciuto letteralmente tra le vigne del Castello. Una squadra motivata ed energica, che ha subito buttato giù un chiaro programma di sviluppo.
Le operazioni di rinnovo
Innanzitutto, si è partiti nel 2022 con i lavori di pulizia del bosco, un’area di circa 20 ettari che circonda la Tenuta. Ad occuparsene è stato lo stesso Stefano Lorenzi, piantando alberi come il sambuco, il gelso e il prugnolo, oltre a varietà di piante da frutta, soprattutto quelle più rare e antiche, per creare fioriture e fruttificazioni a scalare e attrarre fauna nella tenuta.
Poi, c’è stato il consolidamento della produzione enologica. Dapprima con la messa a dimora di un nuovo impianto di Cabernet Sauvignon, uva sempre più di riferimento per l’azienda. «Castello di Grumello ha sempre creduto nel Cabernet Sauvignon perché ne ha sempre apprezzato la longevità – spiega l’enologo Paolo Zadra –. Inoltre, avendo la maggior parte dei vigneti a un’altezza tra i 350 e i 400 metri, possiamo contare su maturazioni più lunghe e profonde, a differenza del Merlot che, soprattutto negli ultimi dieci anni, tende a maturare più in fretta, addirittura a surmaturare».
Un autoctono prezioso: la Merera
Il lavoro sugli impianti è passato anche dalla riscoperta di una varietà locale dimenticata, ma ricca di potenziale: la Merera. Tipica della Valcalepio, la Merera era sempre stata coltivata dai contadini bergamaschi all’interno di vigneti promiscui, ma nel corso degli anni ’70 era stata dismessa per favorire varietà più produttive e commercialmente interessanti. Solo in seguito a un censimento delle varietà autoctone voluto dalla Provincia, è stato possibile riconoscere l’autonomia genetica di quest’uva.
L’indagine si conclude solo nel 2017, ma già da qualche anno Paolo Zadra ne aveva messo a dimora a fini sperimentali alcune piante in un brolo del Castello di Grumello. «La Merera, mi piace chiamarla al femminile – afferma Zadra –, è una pianta piuttosto selvatica, poco addomesticata: lo si nota dalla chioma, sempre affastellata rispetto a quella di altre tipologie. Ha acini abbastanza piccoli e dalla buccia fine. Si vendemmia intorno alla metà di settembre. Dal punto di vista enologico dà un frutto acido, dallo scarso tenore alcolico perché ha meno zuccheri; ha un bel colore violaceo, brillante ma non carico. Se tutte queste caratteristiche, fino a un po’ di tempo fa, erano interpretate come negative, oggi possiamo dire, per le stesse ragioni, che la Merera è un’uva molto contemporanea». Così, nel 2024 è stato piantato un nuovo vigneto, per incrementare la produzione di quest’uva che sta riscontrando grande successo sul mercato.
Turismo: un potenziale da scoprire
Accanto al consolidamento enologico, c’è poi l’ancor più ambizioso progetto di sviluppo del potenziale turistico della struttura. «Il nostro prossimo obiettivo – racconta Stefano Lorenzi – è restaurare le camere al primo piano del castello e quelle all’interno del borgo di proprietà per creare una struttura ricettiva. Il vino sarà il core business dell’azienda attorno al quale ruoterà tutto, ma avremo anche un orto di servizio per il bed and breakfast e la produzione di conserve e liquori dagli alberi da frutto che abbiamo messo a dimora e da un antico agrumeto su terrazzamenti risalenti al 1700 che stiamo recuperando. La nostra idea è creare un’esperienza a tutto tondo per chi visita quest’angolo di Valcalepio».
Attualmente, il Castello è già aperto al pubblico, previa prenotazione, per visite guidate, passeggiate nei vigneti, degustazioni dei suoi vini accompagnati da prodotti tipici.
Le caratteristiche del Castello di Grumello
La tenuta del Castello di Grumello si estende per 35 ettari, dei quali 15 vitati. A dominare sono le uve a bacca rossa, Cabernet Sauvignon su tutte, di cui l’azienda è la prima coltivatrice nella zona. C’è poi una quota di Merlot, un ettaro circa di Moscato di Scanzo e mezzo ettaro del sopracitato Merera. La parte restante è dedicata ai bianchi con Chardonnay e Pinot Grigio e quasi un ettaro dedicato a due vitigni resistenti, i PiWi Bronner e Johanniter.
Dal punto di vista agronomico, l’azienda segue protocolli di lotta integrata, con una difesa fitosanitaria a ridotto intervento di sistemici. Inoltre, è stata la prima in Valcalepio, oltre dieci anni fa, ad adottare il metodo del cover crop, ovvero colture di copertura per proteggere il suolo e aumentarne la fertilità.
La biodiversità è garantita dalla quota di bosco, un’area di quasi 20 ettari che circonda i vigneti, e che rappresenta una preziosa risorsa di umidità e diversità colturale.
I vigneti aziendali

Tra i possedimenti della Tenuta, posto sulla collina di Grumello del Monte nella migliore esposizione e all’altitudine di circa 300 metri, spicca il vigneto del Colle Calvario – una vera Mga, l’unica del territorio –, sul poggio che dà il nome al vino più rappresentativo dell’azienda, la Riserva Colle Calvario, da uve Cabernet Sauvignon e Merlot, che si affianca al Burdunì.
A dare carattere a questi suoli è la quota di marna calcarea e roccia che prevalere sui fronti collinari più elevati della Valcalepio. Sulle aree collinari prospicienti al Castello, caratterizzate da terreni argillosi, si estende invece la restante parte dei vigneti, destinate alla produzione del VR Valcalepio Doc Rosso.
Ai piedi delle mura medievali della tenuta infine troviamo un “brolo”, un vigneto circondato da muretti a secco, il cui perimetro racchiude il mezzo ettaro di Merera, dove nasce l’etichetta Medera. Il restante 20% di uve bianche – Chardonnay, Pinot Grigio, Bronner e Johanniter – si trova invece sia in collina che sul fondo collina e dà vita alle etichette Le Noci e del VB Valcalepio DOC Bianco.

L’età dei vigneti va dal più giovane Cabernet Sauvignon, ripiantato nel 2022, al vigneto di Moscato di Scanzo messo a dimora negli anni ’60 e al Cabernet Sauvignon del Colle Calvario, che ha circa 40-50 anni. Tutti gli altri impianti hanno sostituito i precedenti a partire dalla metà degli anni ‘90 fino ad oggi.
L’intera produzione dell’azienda ammonta attualmente a circa 70-80mila bottiglie all’anno e i vini sono prodotti e conservati nella cantina del Castello, sotto le cui volte secolari convivono moderni impianti di fermentazione e botti in legni pregiati.
Valcalepio Rosso Riserva Colle Calvario 2022
Punteggio: 94/100
Prezzo indicativo in enoteca: € 40
60% Cabernet Sauvignon, 40% Merlot. 12 mesi in barrique nuova. Da vigne di 50 anni. Rubino scuro. Apre con china, cassis e chiodo di garofano, avvolte da note balsamiche di alloro; in sottofondo su affacciano poi humus, marasca sotto spirito, cannella e confetto menta-liquirizia. Sorso di grande finezza, agile ma al contempo profondo, con tannino levigato e balsamicità diffusa.
Valcalepio Rosso VR19 2019
Punteggio: 93/100
Prezzo indicativo in enoteca: € 15
50% Merlot, 50% Cabernet Sauvignon. Botte grande 18 mesi. Bel rubino. Naso interessante, con giusto tocco speziato ad avvolgere fiori di glicine e ciliegia sciroppata. Tannino croccante e asciutto, gusto secco, fresco, amaricante e molto pulito. Eco fumé.
Bergamasca Rosso Medera 2023
Punteggio: 92/100
Prezzo indicativo in enoteca: € 22
100% Merera. Acciaio. Naso di fragolina di bosco, lampone e rosa, gentile ma mai lezioso, grazie a un deciso fondo amaricante e speziato, di edera e pepe verde. Agile la bocca, fresca, fruttata e schietta, con nettanti e coerenti sensazioni vegetali. Moderno e di pronta beva.
Bergamasca IGT Rosso Burdunì 2018
Punteggio: 91/100
Prezzo indicativo in enoteca: € 23
Cabernet Sauvignon 80%, Merlot 20%. Matura in barrique di II e III passaggio per 12 mesi. Rubino chiaro. Subito balsamico e fresco, prima di concedere note di prugna secca, tabacco dolce e un’idea di ruggine e ferro, in un insieme raffinato. Elegante anche in bocca, dove si presenta levigato e sottile nella trama tannica ben integrata, agile e con finale appena amaricante, pulitissimo.
Valcalepio DOC Moscato Passito Ros 2022
Punteggio: 90/100
Prezzo indicativo in enoteca: € 28
100% Moscato di Scanzo (vigna con età media 45 anni) appassite in fruttaio per 30 giorni. Acciaio. Rubino fitto e concentrato. Naso intenso e goloso di frutta rossa acidula, pesca sciroppata, rosa, quindi spezie dolci e tabacco. Assaggio in linea, fresco e al gusto dolceamaro di tabacco, rabarbaro e arancia amara. Molto pulito e dall’eco di frutta acidula il finale.
Bergamasca IGT Bianco Le noci 2023
Punteggio: 89/100
Prezzo indicativo in enoteca: € 18
Bronner 80% e Johanniter 20%. Acciaio e uovo ceramico per 9 mesi. Oro con bagliori verdi intensi. Naso decisamente fresco e nitido di erba falciata, agrumi gialli e verdi, carambola e ananas, con più profonde sensazioni affumicate e di mallo di noce. Al palato è fresco, secco e amaricante, con chiosa agrumata di grande pulizia.










