Il Palio delle botti è stata l’occasione per fare una bella degustazione del Primitivo di Gioia del Colle, con la guida del direttore Daniele Cernilli e del sommelier Enzo Scivetti.
Ogni anno, il primo sabato e domenica di agosto, spettacoli di falconeria, esibizioni di giullari, artisti del fuoco, sbandieratori e timpanisti animano i vicoli del centro storico di Gioia del Colle, comune della Murgia barese. Un’ambientazione medievaleggiante fa da cornice al Palio delle botti. È una sfida in cui i concorrenti, rigorosamente in abiti d’epoca, si affrontano in una competizione di forza e di abilità spingendo le barrique da 225 litri interamente dipinte.
Ogni barrique rappresenta una cantina, al vincitore va in palio il “Cencio”, un ambito trofeo dipinto di volta in volta da un artista diverso. La cantina vincitrice custodisce il premio fino all’edizione successiva. Il torneo, giunto alla settima edizione, punta a tutelare e conservare la memoria del passato e delle tradizioni e dall’altra a promuovere nuove iniziative legate alla cultura e al turismo.
Con il Palio delle botti, la degustazione
Per la prima volta alla kermesse folcloristica è stata abbinata una degustazione tecnica con alcuni dei vini espressione del territorio a base di Primitivo di Gioia del Colle. La masterclass “Sfumature di Primitivo di Gioia del Colle” è stata condotta dal direttore Daniele Cernilli ed Enzo Scivetti. È nato un coinvolgente approfondimento sulla genesi dei vitigni, sull’influenza del suolo sui vini e sulle caratteristiche del Primitivo di Gioia del Colle.
Il Primitivo ha origini incerte, la sua introduzione in Puglia è forse riconducibile alla colonizzazione fenicia o alla successiva ellenica. È certo che alla fine del’700, la selezione del Primitivo fatta da Primicerio don Francesco Filippo Indelicati di Gioia del Colle, nell’ambito dei vecchi vigneti coltivati localmente portò alla utilizzazione e diffusione del vitigno Primitivo.
Qualunque fosse l’origine, il vitigno esisteva già in zona da diverso tempo, ebbe poi una fase di diffusione anche in provincia di Taranto alla fine del XIX secolo. Il Primitivo di Gioia è geneticamente identico allo Zinfandel, un vitigno diffusosi in California ed Australia dove ha avuto un incredibile successo. Gli studi sul DNA hanno confermato l’uguaglianza, i due nomi sono quindi sinonimi. Il Primitivo, inoltre somiglia molto al vitigno croato Plavac mali. Con questo, però, ha solo un rapporto di parentela diretta.
“Il trionfo del Primitivo dipende dall’epoca di maturazione, è precoce, ancor di più a Manduria – ha affermato Daniele Cernilli -. La raccolta anticipava la stagione delle piogge, la scelta non era una questione di gusto ma di sopravvivenza. A quell’epoca il vino era una fonte di energia di pronto utilizzo. Quasi tutte le varietà di uve provenivano da Oriente, dall’incrocio con l’uva selvatica locale sono nati i vitigni moderni. Il Sangiovese, per esempio, non è il vitigno degli Etruschi, le prime testimonianze risalgono alla fine del ‘500, è imparentato con i vitigni calabresi e siciliani. Il Nerello mascalese, il Frappato e il Gaglioppo sono parenti stretti”.
Un vino al plurale
Quando si parla di Primitivo è necessario declinare al plurale, non c’è un solo Primitivo ma i Primitivi. I territori influenzano l’espressione delle uve, quello di Gioia del Colle è diverso dal Primitivo di Manduria e dal Primitivo del Salento (area notoriamente più vocata alla coltivazione del Negroamaro).
Il Primitivo di Gioia del Colle deve essere vinificato in purezza, con uve Primitivo coltivate nella zona della Doc (quello di Manduria, invece, prevede anche l’uso di altre uve). Il disciplinare comprende oltre Gioia del Colle alcuni comuni in provincia di Bari: Altamura, Cassano delle Murge, Castellana, Conversano e Turi.
Il primitivo di Gioia cresce in terreni più calcarei, i vigneti situati tra i 200 e i 400 metri sono soggetti a notevoli escursioni termiche e sono esposti a una particolare ventilazione, la vendemmia è posticipata rispetto a Manduria. A Gioia il vino è più eclettico e beverino, si presta meglio a differenti versioni. Interessante la proposta rosata, un mix tra un rosé e un rosso giovane. A Manduria dall’altro canto si scommette più sul residuo zuccherino e la gradazione alcolica.