DegustazioniIn giro per cantine

Farina Wines, quando la ricerca entra in azienda

Farina Wines, Elena e Claudio Farina

La quarta generazione della famiglia Farina ha intrapreso una collaborazione con l’Università di Verona per un interessante progetto di ricerca. Tra i vari scopi quello di testare i materiali impiegati nell’affinamento, maturazione e conservazione dei vini, come racconta Sissi Baratella.

In provincia di Verona, nella Valpolicella classica, in un crocevia fortunato di aziende storiche, storicamente esiste anche l’azienda Farina. Oggi alla quarta generazione, Farina Wines vanta più di cent’anni nella coltivazione della terra, della vite e nella produzione di vino. 

Il vino, da sempre, ha giocato un ruolo centrale per la Valpolicella, fino ad arrivare a fare della vite la coltura principale. Farina l’ha sempre prodotto e, da quando è stato possibile, l’ha chiamato Valpolicella. La produzione è piuttosto variegata, toccando anche altre denominazioni della provincia di Verona. Orgogliosamente fa della sua punta di diamante l’Amarone della Valpolicella Classico e, nelle annate migliori, l’Amarone della Valpolicella Classico Riserva. Quest’ultimo per giunta costituisce un vero e proprio omaggio alle origini contadine della famiglia e al loro legame con la terra.

Un legame imprescindibile ma che nel tempo ha saputo cambiare evolvendo in meglio, facendo propri concetti di modernità e contemporaneità. Padroneggiando una tecnica per certi aspetti antica, non per questo immune al miglioramento. 

L’azienda e la IV generazione

Farina Wines, la cantina
Farina Wines, la cantina


Situata in Pedemonte, vanta
65 ettari di vigneti: 10 di proprietà a cui si aggiungono 55 ettari lavorati da 10 conferitori storici della zona Classica. Un milione 350mila bottiglie; 40% Italia e 60% estero tra cui Europa, Canada, USA, Australia, Scandinavia, Svizzera. Questa la situazione ora orchestrata dai cugini Elena e Claudio Farina

Forti dell’esperienza pregressa, continuamente stimolati da curiosità e sete di conoscenza, sono i diretti responsabili di progetti di ricerca in collaborazione con l’Università di Verona. Tra i vari scopi quello di testare i limiti propri, dei propri vini e dei materiali impiegati nel loro affinamento, maturazione e conservazione. 

La ricerca con l’Università di Verona

Farina Wines, le botti in cemento
Farina Wines, le botti in cemento


Condotta dal
professor Maurizio Ugliano di UniVr e seguita in cantina da Andrea Zerman enologo di Farina e responsabile di produzione, la ricerca è incentrata sul rapporto tra ossigeno e vino. Tra i fini quello di rendere i vini più performanti possibili e autosufficienti nel preservarsi, riducendo di conseguenza le dosi di SO2 esogena. 

Una storia che è vecchia come il mondo mi verrebbe da dire, perché che l’ossigeno per il vino giochi un ruolo importante si sa. Che possa esserne al contempo nemico e prezioso alleato è altrettanto noto e affascinante. Il perché questa relazione dunque non debba più essere lasciata al caso pare evidente. 

Lo studio condotto (tutt’ora in corso) prevede di analizzare l’evoluzione del vino conservato in contenitori di natura diversa. Quattro i materiali: acciaio – cemento – ceramica e legno. Sette invece i contenitori: acciaio, Tulip 75 hl, Clayver e per il legno tonneau 500 litri, barrique 225 litri e botte grande da 20 e 30 hl. 

Ovviamente dalla ricerca è emerso quello che ci si aspettava, cioè che il legno ossigena di più rispetto all’acciaio, che ne rappresenta il contraltare. Il fenomeno inoltre è accelerato nei volumi di legno più piccoli; quello che però possiamo considerate innovativo è il fatto di poterlo misurare con sistemi relativamente semplici da usare e portatili. Per quanto inoltre ogni contenitore (con il legno sempre in prima linea) possa variare di pezzo in pezzo, tendenzialmente la scala di “potere di ossigenazione” rimane invariata. Questo dettaglio diventa non banale nel momento in cui ci si propone di studiare un protocollo di vinificazione, affinamento e maturazione dedicati alla tipologia di vino che si vuole produrre partendo ovviamente dall’uva e dalla sua provenienza. 

Alessandro, il primo vino figlio della ricerca

Proprio tra il 2022 e il 2023 fa per la prima volta il suo ingresso sul mercato un nuovo vino, Valpolicella Classico Superiore Alessandro 2020 (ora disponibile nella 2021). Da singolo appezzamento e da composizione classica da uve principali della Valpolicella. Rigorosamente fresche ma colte a piena, pienissima, maturazione. Per Alessandro, il primo vino figlio al 100% anche di questo studio (e dedicato al papà di Claudio, “vecchia guardia” direttamente e instancabilmente responsabile della realtà che Farina è oggi) è stato scelto il rovere di Slavonia da 20-30 hl per un anno, seguono 6 mesi in cemento prima della bottiglia. 

L’ospitalità

Farina Wines, Cubo d'Amore
Farina Wines, Cubo d’Amore

Recentissima anche la svolta in campo di enoturismo. Attivo tutto l’anno e tutti i giorni, con differenti proposte di wine experience e degustazione di prodotti tipici locali selezionati sia per autenticità che per bontà e abbinamento. Visionabili e prenotabili sul sito, sono una garanzia anche perché sotto la responsabilità di una figlia doc della Valpolicella. Più doc lei di certi vini, parlo di Silvia Coati che ho avuto modo di vedere all’opera in diverse realtà lavorative riuscendo sempre a trasmettere il meglio di ognuna. 

Oggi con Farina Wines l’impresa è già un successo; a dirlo sono i numeri del primo anno: ben 9.000 presenze. Per la cronaca sono un bel numero per la Valpolicella, territorio fino a poco tempo fa principalmente incentrato sull’export e poco avvezzo all’accoglienza in cantina (salvo eccezioni), ma oggi sempre più sensibile e strutturato sull’argomento. 

L’omaggio alla terra, agli uomini e alle donne 

Il Valpolicella Classico Superiore Alessandro si inserisce in una selezione di tre etichette luxury nel box Quintessential Valpolicella Classica. Un’esperienza di gusto autentica e differenziata andando da un vino più quotidiano all’esclusivo Amarone Riserva dedicato alla mezzadria (si chiama Mezzadro alla Fontana), passando per l’Amarone della Valpolicella Classico Famiglia Farina. Un Amarone “moderno”, figlio dell’appassimento e di conseguenza strutturato ma dai sentori fruttati ancora fragranti. 

Ad accomunare le tre etichette, così diverse tra loro, sono la provenienza dalla zona classica, le uve principali della Valpolicella e l’accattivante sapidità al palato. Una sapidità che assieme all’acidità rendono i vini dalla beva equilibrata e mai banale. L’azienda produce anche vini bianchi in percentuale minore, segnaliamo il Nodo d’Amore, unione tra Garganega, Chardonnay e Sauvignon. Profumatissimo e potente, è la risposta aziendale in bianco all’Amarone. 

Farina Wines, Vigneto Montefante
Farina Wines, Vigneto Montefante
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