Con il Decreto del 7 febbraio 2025, il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste ha ufficialmente omologato i cloni VdC2 e VdM1, selezionati e sviluppati all’interno della Tenuta di Bibbiano, sotto la spinta iniziale di Giulio Gambelli.
Si conclude un percorso pluridecennale di valorizzazione del patrimonio genetico di un vitigno fondamentale e tipico della viticoltura toscana: il Sangiovese Grosso. Protagonista Tenuta di Bibbiano che raggiunge così un traguardo storico.
Si tratta, infatti, di un importante riconoscimento per la storica azienda del Chianti Classico, che da sempre custodisce e tramanda un’eredità vitivinicola strettamente legata alla figura di Giulio Gambelli, di cui quest’anno si celebra il centenario della nascita.
Fu proprio il “maestro assaggiatore” a portare a Bibbiano, nella metà degli anni ‘50, un biotipo di Sangiovese Grosso proveniente da Montalcino, dando origine a un lavoro di selezione che oggi vede il suo compimento con la registrazione ministeriale di questi due cloni.
Un lungo percorso di ricerca e valorizzazione
Il cammino che ha portato all’omologazione dei due cloni ha avuto inizio alla fine degli anni ’90, con un’accurata mappatura del vigneto originale della Vigna del Capannino, uno dei cru o, meglio, climat storici di Tenuta di Bibbiano. Il lavoro, svolto in collaborazione con il Professor Giovan Battista Mattii, il Dottor Paolo Storchi e i collaboratori interni dell’azienda, ha permesso di identificare diversi normotipi tra le viti portate originariamente da Giulio Gambelli, selezionandone alcuni per il successivo processo di omologazione.
Qualche anno dopo, la stessa analisi fu condotta anche sulle viti di Sangiovese Grosso, sempre di origine gambelliana, questa volta presenti nell’altro importante cru aziendale, vale a dire le Vigne di Montornello, consentendo l’individuazione di un secondo clone meritevole di essere selezionato e quindi presentato al processo di omologazione.
L’iter di omologazione dei cloni di Sangiovese
L’iter di selezione e certificazione, basato su rigorosi protocolli di analisi genetiche, agronomiche ed enologiche, ha richiesto oltre vent’anni di ricerca. Parallelamente, il materiale vegetale derivante dalla Vigna del Capannino è stato anche oggetto di propagazione massale, consentendo la produzione di oltre 30.000 barbatelle ed il reimpianto dell’intero vigneto.
Le parole di Tommaso Marocchesi Marzi
“Sono particolarmente contento e orgoglioso del felice esito di questo processo ultradecennale, consapevole di aver raggiunto un importante risultato culturale ed enologico –afferma Tommaso Marrocchesi Marzi, quinta generazione della famiglia proprietaria di Tenuta di Bibbiano dal 1865. – Di questo non posso che ringraziare il Professor Giovan Battista Mattii e il Dottor Paolo Storchi per la loro tenacia”.
L’omologazione dei cloni VdC2 e VdM1 rappresenta un passo fondamentale nella tutela e valorizzazione dell’identità viticola della Tenuta di Bibbiano, confermando il ruolo centrale dell’azienda nella ricerca e nella conservazione del patrimonio genetico del Sangiovese Grosso nel Chianti Classico, oltre che un omaggio alla figura di Giulio Gambelli e alla memoria delle precedenti generazioni della famiglia che con lui hanno avuto il privilegio di lavorare.