La cantina della famiglia Muratori presenta due novità, esito della sperimentazione al di fuori della comfort-zone della Franciacorta: uno Chardonnay e un Pinot nero fermi, che portano la firma di Riccardo Cotarella.
La nascita di un nuovo vino è sempre una festa per una cantina. Figuriamoci se sono due e se simboleggiano un nuovo corso aziendale e una diversa lettura di un areale.
Tale è stato il clima attorno alla presentazione di Setticlavio e Mantorosso, i primi due vini fermi della gamma di cantina Muratori, azienda franciacortina specializzata in spumanti che sorge in quel di Adro (BS). «Qualche anno fa sarebbe stato impensabile creare un evento del genere – ha esordito Bruno Muratori, patron con il fratello Giuliano dell’attività – un risultato che è una combinazione di eventi, ma anche frutto dell’impegno, della passione e della volontà profuse, senza le quali non ce l’avremmo fatta. Questo è l’indirizzo che vorrei dare ai giovani e alle nuove generazioni che subentreranno in azienda».
La famiglia Muratori
Fondata dai due fratelli Muratori nel 1999 come una diversificazione imprenditoriale rispetto alla primigenia attività di famiglia (la Giemme Filati, industria del settore tessile cotoniero nata nel 1957 a Capriolo), oggi la cantina vede schierati sempre più attivamente i quattro cugini Michela e Alberto, Matteo e Marco, figli rispettivamente di Bruno e Giuliano Muratori.
«Noi nasciamo nel settore tessile cotoniero, ma nel 1999 abbiamo iniziato l’attività vinicola, ritrovando nella terra un nuovo indirizzo e quel legame che appartiene al passato della nostra famiglia – ha raccontato Bruno Muratori. – Nel 2020 ci è capitato di incontrare Riccardo Cotarella e questa è stata per noi una fortuna. Riccardo ha cambiato completamente la nostra realtà e, umanamente parlando, ha diffuso un clima di correttezza, precisione, rispetto e lavoro di squadra. Finanche una certa maniacalità, che sono tutti valori propri da sempre dei Muratori».
Dopo aver reimpostato il lavoro in cantina e investito in quelle poche tecnologie indispensabili, come la cella di refrigerazione, Cotarella si è concentrato sulla ricerca di una nuova impronta enologica.
«Con una voglia di ricerca tipica dei giovani, Riccardo ha avuto l’idea di produrre anche vini fermi – ha affermato con simpatia Bruno Muratori – perché può esserci continuità a prescindere dalla tipologia dei vini. Ha avuto così il via il progetto “Nuove forme di continuità” appena 5.000 bottiglie rispetto alle 500mila del potenziale di cantina, ma che rappresentano la volontà non di fare business, ma di trasmettere al di fuori l’idea di una famiglia che punta sulla ricerca, la sperimentazione e la valorizzazione del territorio».
“Nessun vino è impossibile”
«Quello dell’azienda Muratori costituisce un progetto relativamente nuovo, ma legato a tradizioni familiari radicate – ha affermato Riccardo Cotarella. – Io ritengo che non si debba mai dire che un vino è impossibile se a monte non c’è stata una sperimentazione fatta bene. Sperimentare ha un costo e rischia di non portare a risultati, per questo non tutti possono permettersi di farlo. Io sono figlio di contadini e mio padre di certo all’epoca, come tanti altri, non aveva la possibilità di sperimentare, di rischiare».
«Per questo bisogna essere prudenti nel definire se una zona è vocata o non vocata a un certo tipo di vino: non bisogna mai giudicare a priori. Così mi sono chiesto: perché non provare a fare vini tranquilli in Franciacorta?». Non una novità per il territorio, che già vede altri produttori impegnati su questo fronte, ma senz’altro una scelta che esula dalla comfort zone dell’enologia franciacortina.
Senza mettere a dimora vigneti nuovi, ma solo cambiando la gestione del verde in modo da arricchire i grappoli e avere più corpo e alcol nei vini, si è dato così un senso nuovo a vigne già esistenti di Chardonnay e Pinot nero.
Un bianco e un rosso, fermi
Due stagioni particolarmente propense hanno fatto il resto, dando vita a due etichette che «contribuiscono a dare una più ampia visione delle potenzialità del territorio franciacortino» ha aggiunto Cotarella, che ha concluso: «con mio genero Pierpaolo Chiasso (winemaker dell’anno per la nostra Guida essenziale 2025) abbiamo lavorato in tandem sotto la guida spirituale di Bruno. Non abbiamo fatto niente di particolare».
«La sperimentazione non finisce qui e dobbiamo limare ancora alcuni dettagli, ma il risultato ci fa ben sperare. In questa azienda abbiamo trovato tutto: la famiglia, i collaboratori, le uve, il territorio, la migliore tecnologia e la volontà di sperimentare. Non posso che ringraziare la famiglia Muratori per la disponibilità imprenditoriale a investire e a mettersi in gioco».
Setticlavio e Mantorosso i nomi dei nuovi prodotti, ispirati rispettivamente alla musica corale e alla natura argillosa dei suoli di provenienza.
Lo Chardonnay Setticlavio
Si tratta di due monovitigno: Chardonnay, esito dell’annata 2023, il primo, e Pinot nero dell’annata 2022, il secondo. «Il bianco è vinificato a metà tra acciaio e barrique, dove permane poi per 9 mesi – ha spiegato Cotarella – ma è possibile che nelle prossime edizioni andremo a diminuire al 30% la quota del legno, vista la risposta di terziarizzazione. Quanto all’evoluzione in bottiglia, l’immutata acidità in bocca mi fa ben sperare: ha un’energia che non sempre si ritrova negli Chardonnay italiani e che gli deriva dai suoli della Franciacorta».
Il Pinot nero Mantorosso
L’enologo si è detto poi decisamente soddisfatto del risultato ottenuto con il Pinot nero Mantorosso, un vino che rispecchia precisamente il carattere del vitigno. «Un Pinot nero deve sapere di Pinot nero altrimenti è solo un vino rosso» ha affermato Cotarella, che per questo vino ha optato per una fermentazione in acciaio a contatto con le bucce interrotta rapidamente e poi il trasferimento in barrique per un anno. «Il Pinot nero è l’uva dei desideri di tutti gli enologi e vive del pregiudizio che si possa fare bene solo in Borgogna: ma è solo perché li si fa da secoli».
Due vini eleganti e di facile beva, in linea con un mercato sempre più esigente sotto questo punto di vista, ma affatto privi di prospettiva e complessità.
Al momento il progetto prevede numeri produttivi molto contenuti, appena 2065 bottiglie per il Setticlavio e 2927 per Mantorosso, tutte numerate e vendute in casse di legno da 6 bottiglie con packaging curato nei dettagli destinato all’Ho.re.ca. I
l prezzo di cantina è di 25 euro per il bianco e 42 per il rosso (rispettivamente circa 45 e 70 euro su scaffale al pubblico), in linea con prodotti di pari tipologia presenti sul mercato.