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Viaggio nella Borgogna bevuta, breve intro e semplici regole

Marco Manzoli, Vinogodi, Borgogna per tutte le tasche

Gli ironici consigli di Vinogodi ci aiutano a capire che “bevitori di Borgogna” non ci si improvvisa: occorre tempo, pazienza e, ovviamente, denaro. Ma si possono avere grandi soddisfazioni.

Sfatiamo il consolidato e forse capzioso mito della “Borgogna inaccessibile”: semplicemente non è vero, quasi un falso ideologico per mitizzare e dare il fianco alle inevitabili speculazioni. Difficile sì, ma non impossibile. 

L’esperienza di tanti anni ha portato la consapevolezza che con alcune semplici regole da rispettare oppure qualche consiglio da sfruttare, si possa ottenere l’obiettivo desiderato: possedere ma, soprattutto, bere e conoscere a fondo i grandi vini di Borgogna, quelli più rari o solo apparentemente legati a fattori imponderabili. 

Alcune semplici regole

Riassumo velocemente alcune delle regole, semplici, che mi hanno aiutato negli anni. L’esperienza personale mi ha consentito di poter bere tutto, dico tutto ciò che di grande questa area straordinaria, con i suoi produttori eletti, ha concesso all’umanità beona:

  1. Grande se non illimitata disponibilità economica: quindi nascere specificatamente in famiglia ricca (meglio se ricchissima) scegliendo fra categorie considerate privilegiate in tal senso, quali grandi magnati del petrolio, finanzieri, banchieri, manager di multinazionali, imprenditori, nobili (non spiantati), latifondisti… le categorie sono tante: so per certo che per queste opportunità/variabili della vita se la gioca… un pizzico di fortuna, che non guasta mai.
  2. Network di conoscenze relative a distributori e produttori: è una fitta rete che si costruisce nel tempo, omaggiando quintali di Parmigiano Reggiano, culatelli, prelibatezze emiliano/lombarde, mazzi di fiori per le mogli, cadeau di varia natura: questo permette nei decenni di instaurare una empatia che si stabilizza e permette un accesso facilitato a prezzi non da rogito notarile oppure a chicche quasi impossibili da reperire negli abituali circuiti commerciali (soprattutto GDO oppure Hard Discount).
  3. Spirito di sacrificio: rinunciare, il più delle volte, all’auto nuova oppure di regalarla al figlio diciottennne neopatentato (nonostante i risultati straordinari scolastici con imminente diploma e relativa valutazione di 100/100 nelle più blasonate scuole medie secondarie) per poter acquistare, finalmente, la bottiglia tanto agognata e bersela in santa pace. L’alternativa è dedicare il risparmio famigliare di anni, dopo rinunce a vacanze, viaggi, ristrutturazione della casa oppure abbigliamento firmato, proprio all’acquisto di quella bottiglia tanto desiderata e, senza rimorsi, gustarsi la gioia di sensazioni incomparabili solo lette sul web.
  4. Avere quattro generazioni alle spalle di appassionati/enologi/produttori/commercianti che abbiano intrecciato relazioni quasi secolari con produttori, négociant, importatori e distributori.
  5. Avere acquistato i vini “mitici” in epoca quando era ancora conveniente acquistarli (entro il 2010) , dopodiché la speculazione li ha resi ancor prima che incomperabili… introvabili. Perché i ricchi al mondo sono tanti, mentre parecchi gioielli di Borgogna sono rarissimi, se non addirittura prodotti in quantità “confidenziali” oppure, addirittura, virtuali, tali da renderli araba fenice per quasi la totalità dell’enomondo.
  6. Leggere i resoconti o “le storie bevute” su DoctorWine (opzione consigliata).

Post Scriptum: 

Il più delle volte non è la singola variabile, la discriminante, quanto un intreccio delle varie ipotesi su esposte. Facendo nomi o esempi pratici: se voglio bermi allegramente una bottiglia di Romanée Conti, il primo punto è necessario ma quasi sufficiente perché i quantitativi in gioco non sono banali. È, quindi, sufficiente una bella carta di credito opportunamente coperta da conto corrente adeguato e, dopo poche difficoltà apparenti, il desiderio espresso è soddisfatto. 

Se voglio un Montrachet di Domaine Leflaive, un Musigny di Madame Leroy oppure di Roumier, la disponibilità economica non è sufficiente ma è indispensabile aggiungere al punto a) anche il punto b), il punto d) e, in parte ma compreso, il punto e).

Qualche assaggio:

Ma vediamo qualche assaggio di Borgogna ancora accessibili da zone limitrofe agli splendori mediatici della Côte de Nuits e Côte de Beaune… però da produttori simbolo.

Mâcon Verzé 2018 Domaine Leflaive

Mâcon Verzé 2018 Domaine Leflaive

Punteggio: 93/100
Prezzo medio in enoteca: € 70

Come vedremo spesso in seguito, in assoluto uno dei vigneron produttori di vini bianchi più importanti al mondo. Con questo vino, prodotto nella zona calcarea di Verzé di Mâcon, il Domaine vuole proporre un vino dal buon rapporto qualità prezzo. 

100% Chardonnay da diverse parcelle. 80% acciaio e 20% legno per 10 mesi. Giallo con riflessi decisamente verdognoli. Il naso è agrumato, balsamico, variegato da note leggermente speziate. La bocca freschissima, di bella sostanza e ottima persistenza.

Rully 1er Cru Champ Cloux 2016 Domaine Ramonet Rully 1er Cru Champ Cloux 2016 Domaine Ramonet 

Punteggio: 93/100
Prezzo medio in enoteca: € 100

Quando un sommo produttore di vini bianchi della Côte de Beaune si cimenta con le uve Pinot Noir, il più delle volte nasce un vino dalle caratteristiche… da vino bianco. Rully è una denominazione della Côte Chalonnaise prospicente la Côte de Beaune. 

100% Pinot Noir. 18 mesi in legno, tostatura leggera, 30% nuove. Colore rosso chiaro, di bella trasparenza. Profumi di primo acchito di fiori, seguite da piccoli frutti neri che fanno da contorno a note speziate. Fine al naso come fine in bocca, quasi leggiadro, “femminile”, freschissimo, di beva compulsiva.

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