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Viaggio in Borgogna: album dei ricordi… bevuti

Marco Manzoli in Borgogna

Questo articolo è l’introduzione alla serie di pezzi che verranno, in cui Marco Manzoli aka Vinogodi, ha messo insieme i racconti dei suoi viaggi, delle degustazioni, delle chiacchierate fatte con produttori e amici. Una Borgogna vissuta in prima persona e assaggiata tanto spesso nel corso degli anni.

Ormai se ne parla fin troppo. Oggetto di speculazione feroce negli ultimi 25 anni, quindi e conseguentemente oggetto del desiderio, ormai quasi irrealizzabile, per la maggior parte degli appassionati di tutto il globo. Chardonnay e Pinot Nero al top, quantità minime, richiesta al di là di ogni regola e disponibilità di mercato, desiderio quasi morboso di un’esperienza unica da parte degli amanti del genere, speculazione, hanno portato i vini di Borgogna a prezzi considerati amorali, tenendo conto che sono solo “bottiglie di vino”. 

Chi ha la fortuna di avere avuto un accesso facilitato a produttori, distributori o canali alternativi in epoca non sospetta, ha però avuto l’occasione ghiotta di fare un’esperienza unica e contestualizzare realisticamente il valore di questi vini. Chi li contesta o ne fa una crociata “del vino virtuale per sognatori” o “di vini sopravvalutati” non li ha mai bevuti, o è semplicemente consapevole di appartenere alla favolistica della “volpe e l’uva”, quindi desiderio più onirico che realizzabile, salvo un potere economico oggi alla portata di pochi, in quanto quantitativi prodotti al limite della “confidenzialità” e davvero inaccessibili per reperibilità. 

Non un trattato sulla Borgogna

Questo scritto non pretende di essere un trattato sulla Borgogna, già ne esistono di eccellenti e interessantissimi sul mercato, quanto un viaggio, effettuato negli ultimi decenni “vissuti” fra bicchieri di vino della zona, visite a produttori, condivisione fra amici, infinite discussioni, approfondimenti più o meno articolati, ma sempre dettati da grande senso della passione, condivisione e quel quid di “scienza e conoscenza” che caratterizza l’appassionato all’ultimo stadio. 

Un album di ricordi

Daniele Cernilli e Marco Manzoli aka Vinogodi
Daniele Cernilli e Marco Manzoli aka Vinogodi

Un album dei ricordi dove le foto, un po’ sbiadite, vengono riviste con nostalgia, come un qualcosa difficile da ripetere. Per diversi motivi: il costo oggi proibitivo di buona parte di questi vini e la parabola relativamente lunga della loro vita. Motivo principale per cui si bevono, dati i costi, quando si ritengono all’apice del loro percorso qualitativo, non essendo il Pinot Nero e lo Chardonnay, per quanto longevi siano in Borgogna, vicini all’eterna parabola evolutiva dei Bordeaux, Nebbioli, Brunelli, Tempranillo, Syrah del Rodano e Riesling. Per cui la frenesia di beva diventa quasi psicosi su vini il cui sacrificio economico perpetrato deve corrispondere al massimo del piacere che questi capolavori enologici possono donare.

Si parte dal bevuto

Marsannay Blanc Saint Jacques 2019 Fréderic Magnien con tappoInevitabilmente si parte da una premessa, anticipo: noiosa, di una descrizione “personale” ad ogni sessione di assaggio tematico. Solo apparentemente oggettiva perché documentata e vissuta, di areali e caratteristiche, per poi entrare nel merito delle varie zone vinicole partendo dal bevuto, sia di vini rossi a base Pinot Noir che bianchi a base Chardonnay, attraverso una serie quasi infinita di incontri fra amici, sbicchierate a volte semiserie dove la convivialità superava di netto l’aspetto tecnico, il più delle volte dove l’aspetto edonistico raggiungeva livelli elevatissimi e lasciava spazio solo parzialmente all’analisi di questi… ma sì, piccoli capolavori.

Il valore assoluto della bravura del produttore

Premetto la prima considerazione dopo tanti decenni di accanimento enopassionale: la consapevolezza quasi generalizzata che in Borgogna “il manico”, cioè la bravura del produttore, è proprietà inscindibile del valore del vino stesso, andando a valorizzare in maniera determinante la classificazione dei vini oppure la caratteristica del terroir. Può sembrare una banalità trasferibile a qualsivoglia area vinicola, ma in Borgogna questo fatto è assolutamente imprescindibile dalla conoscenza della realtà della zona e amplificato in maniera forse anomala. 

Di ciò, il mercato ne è stato talmente consapevole da valorizzare alcuni produttori in maniera incredibile, qualsiasi prodotto e qualsiasi classificazione avesse il vino realizzato da questi “artisti enoici”. La favolistica del valore della zona ha portato anche storture del mercato, tanto da avere il triste primato del 95% dei vini più costosi del mondo (senza entrare nel merito di antichi vini da asta, Bordeaux soprattutto e poco altro) che fanno storia a sé.

…ma perché non iniziare subito con un Borgogna delizioso che costi… il giusto?

Marsannay Blanc Saint Jacques 2019 Fréderic MagnienMarsannay Blanc Saint Jacques 2019 Fréderic Magnien

Punteggio: 90/100
Prezzo medio in enoteca: € 50 

Siamo in una zona a latere della Borgogna “sotto i riflettori” ma che riesce ad esprimere vini dalle caratteristiche sfumate e deliziosamente bevibili. Ubicata al Nord estremo della Côte de Nuits, il domaine di Fréderic Magnien produce, in agricoltura biodinamica, Pinot Bianco, quasi come eccezione, Chardonnay e Pinot Noir davvero interessanti. 

Chardonnay e Pinot Bianco. 18 mesi in barrique. Giallo canarino con riflessi verdi. I profumi sono di media intensità, dove si riconoscono petali di rose bianche, pistilli di margherita, zafferano. La bocca ha grande tensione acida, apparentemente magra, in realtà di grande finezza.

1 commento

Ileana Baruffaldi 3 Novembre 2025 at 10:12

La sua conoscenza storica è documentata, Marco è una delle poche persone al mondo che possono parlare in modo corretto sul tema.
Pochissime altre persone (italiane) hanno avuto occasione come lui di degustare queste etichette ogni anno,fin dalla sua giovanissima età.
Onorata di conoscerlo personalmente, e quando riesco, di condividere i calici.
Le bottiglie sono descritte in modo esaustivo.
Grazie

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