La Puglia vinicola è pronta a scrivere nuovi capitoli nella storia del vino, con la sua capacità di evolversi senza perdere la propria identità. I vini pugliesi stanno vivendo una trasformazione, focalizzandosi sulle produzioni di qualità e valorizzazione delle varietà autoctone.
La Puglia, terra di connessione tra Occidente e Oriente, vanta una tradizione vitivinicola millenaria. Denominata “cantina d’Europa” nella seconda metà dell’Ottocento, per lungo tempo ha puntato sui vini da taglio, soprattutto rossi, vivendo periodi di grande prosperità. Tuttavia, nel 1957 la “guerra del vino” segnò una lunga fase di crisi da cui il settore vitivinicolo pugliese risorse tra gli anni ’70 e ’80, quando produttori lungimiranti iniziarono a valorizzare il potenziale qualitativo dei vitigni locali con vini che subito si distinsero a livello nazionale e internazionale.
Negli ultimi cinquant’anni, la regione ha compiuto grandi progressi, rimanendo in continuo fermento, in un costante equilibrio tra tradizione e modernità: un percorso che ha consolidato la qualità crescente dei suoi vini. Questo fermento si traduce anche in un’evoluzione del panorama vinicolo regionale, sempre più orientato a valorizzare il legame tra vitigno e territorio, mettendo in risalto le varietà autoctone nei terreni più vocati, dove suoli e condizioni pedoclimatiche esaltano la tipicità di queste uve.
Allo stesso tempo, l’enologia pugliese sta evolvendo anche nello stile: ci si sta gradualmente allontanando dai vini tradizionalmente ricchi di colore, alcol e struttura, a volte con residui zuccherini, verso una produzione più “contemporanea”, improntata su freschezza e facilità di beva, capace di soddisfare un pubblico sempre più ampio e attento.
La rinascita del Susumaniello
In questo dinamismo, Il Susumaniello sta vivendo una vera rinascita, suscitando crescente interesse e apprezzamento nei mercati. In passato utilizzato principalmente per filtrati dolci e uva tintoria, a supporto di varietà come il Negroamaro e la Malvasia Nera, il vitigno era a rischio di scomparsa a causa del calo di produttività che subisce nel tempo. Tuttavia, grazie all’impegno di produttori legati alla tradizione, ha trovato una nuova identità, ritagliandosi un ruolo di protagonista tra gli autoctoni pugliesi.
Negli ultimi vent’anni si è assistito ad un volto nuovo di questo vitigno, con un numero sempre crescente di produttori che hanno deciso di valorizzarlo, portando ad una rapida crescita di versioni ed etichette dedicate. La sua diffusione è in crescita in tutto il Salento e nella Valle d’Itria, ma trova la sua terra d’elezione soprattutto in provincia di Brindisi, zona storicamente legata a questa varietà.
Il Susumaniello si distingue per la sua versatilità, esprimendosi in diverse declinazioni: dagli spumanti da metodo classico ai rosati e ai rossi freschi e di facile beva, fino ai rossi più complessi e strutturati, ideali per un lungo affinamento.
L’equilibrio raffinato del Nero di Troia
Un altro vitigno in piena evoluzione, che sta guadagnando sempre più attenzione, è il Nero di Troia. Negli ultimi vent’anni, grazie al costante lavoro di ricerca e sperimentazione, ha raggiunto una qualità consolidata. Un tempo caratterizzato da vini potenti e rustici, che richiedevano lunghe maturazioni per domarne il tannino vigoroso, oggi esprime vini con un equilibrio raffinato tra austerità ed eleganza, offrendo una piacevolezza di beva più accessibile e immediata.
Coltivato nel Nord della Puglia, dalla Daunia all’Alta Murgia, il Nero di Troia è protagonista, insieme all’areale di Castel del Monte, di due delle quattro Docg della regione. Le sue interpretazioni sono principalmente in rosso, ma non mancano rosati di carattere e spumanti da metodo classico.
Minutolo, un’uva in fermento
In una terra di vini rossi, c’è anche fermento per i bianchi, spinto dalla crescente domanda di questa tipologia. Protagonista in questo contesto è la riscoperta del Minutolo, un vitigno antico a lungo confuso con il Fiano, che i contadini pugliesi chiamavano “Fiano minutolo”. In realtà, il Minutolo ha una sua identità ben distinta e non ha nulla a che fare con il Fiano.
Oggi, finalmente, sta ottenendo il riconoscimento che merita, con produzioni che lo vanno a valorizzare. La sua terra ideale sono i terreni calcarei e argillosi della Valle d’Itria, dove esprime al meglio le sue caratteristiche uniche di freschezza e aromaticità.
In conclusione…
La regione punta a conquistare un ruolo di rilievo nel panorama vinicolo nazionale e internazionale, con vini che spaziano dai rossi strutturati ai bianchi freschi e aromatici, dagli eleganti rosati ai pregiati spumanti.