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Consumo di vino e salute: parlano gli esperti (4)

Consumo di vino albuquerque Bruno vigno Celestial 2021

Concludiamo questa carrellata di articoli sul rapporto tra consumo di vino e salute con un ultimo scritto sul tema. Oggi parliamo del principio di proporzionalità e comunicazione del rischio bilanciata.

Nel formulare politiche sanitarie e messaggi al pubblico riguardo all’alcol, è indispensabile ispirarsi al principio di proporzionalità e a una comunicazione del rischio equilibrata. Ciò significa calibrare gli interventi in base alla gravità del rischio e alla solidità delle evidenze, evitando tanto l’allarmismo ingiustificato quanto il negazionismo dei problemi reali. 

Comunicazione accurata ed equilibrata

A livello europeo, questo approccio proporzionato è stato recentemente rivendicato dallo stesso Parlamento UE: nel contesto del Piano europeo di lotta contro il cancro (Europe’s Beating Cancer Plan), mentre inizialmente si prospettavano misure restrittive generiche sugli alcolici, l’Europarlamento ha approvato emendamenti che distinguono il consumo moderato dall’abuso, evitando di penalizzare ingiustificatamente settori come il vino di qualità.

Ciò riflette la volontà istituzionale di una comunicazione accurata: riconoscere che incoraggiare la riduzione degli abusi di alcol (obiettivo prioritario di sanità pubblica) non richiede di demonizzare il consumo moderato e responsabile. Analogamente, la strategia dell’OMS e dell’ONU si concentra sulla riduzione del consumo dannoso di alcol (harmful use) nelle popolazioni, in linea con l’Agenda 2030 (Target 3.5 sulla prevenzione dei comportamenti a rischio) – riconoscendo quindi che il problema principale risiede negli eccessi e nelle fasce vulnerabili, più che nel consumo moderato nella popolazione generale.

Responsabilità comunicativa

Applicare il principio di proporzionalità significa anche esercitare una responsabilità comunicativa: le istituzioni sanitarie hanno il dovere di informare sui rischi senza creare inutili allarmi o conflitti culturali. Una corretta comunicazione del rischio sull’alcol dovrebbe: 

(a) avvertire con chiarezza che l’abuso di alcol è gravemente nocivo (causa comprovata di cirrosi, tumori, malattie cardiovascolari gravi, incidenti, dipendenza, ecc.);
(b) educare sul fatto che nessun consumo di alcol è totalmente privo di rischio, specie per categorie come minori, gestanti, soggetti con familiarità per certi tumori – su questo la trasparenza è dovuta;
(c) contestualizzare però che un consumo occasionale o moderato, soprattutto di bevande come il vino all’interno dei pasti, comporta un livello di rischio assai inferiore, potenzialmente comparabile ad altri comportamenti accettati nello stile di vita (es: consumo moderato di dolci o carni rosse) e che può far parte di stili di vita sani per molte persone. Quest’ultimo punto non deve mai diventare un via libera a bere indiscriminatamente: significa semplicemente presentare il quadro completo. 

Ad esempio, può essere utile comunicare che per prevenire il cancro l’opzione più sicura è astenersi dall’alcol, ma che per un adulto sano che sceglie di bere con moderazione il rischio aggiuntivo è relativamente basso e bilanciato da possibili effetti positivi su altri versanti di salute. Questa è una narrazione non ideologica, che rispetta l’intelligenza del cittadino e lo rende partecipe di una scelta informata.

In conclusione 

Demonizzare il vino come prodotto intrinsecamente nocivo è una strategia comunicativa e di policy né efficace né scientificamente fondata. La tutela della salute pubblica si realizza meglio con messaggi precisi e proporzionati: mettere in guardia dai pericoli reali dell’alcol (abuso, dipendenza, consumo giovanile, guida in stato di ebbrezza, ecc.) senza cadere in generalizzazioni che equiparino situazioni differenti. 

Il vino, simbolo di moderazione e parte integrante della dieta mediterranea, merita un approccio regolatorio basato sull’evidenza e non su posizioni ideologiche. Solo così si potrà promuovere una cultura della salute realmente efficace: in cui i cittadini comprendano che “il troppo fa male” (nel bere come in ogni cosa), ma che un godimento responsabile e misurato del vino può convivere con uno stile di vita sano senza contraddizioni.

Come comunità scientifica, il nostro compito è guidare i cittadini verso scelte informate e salutari, non proibire né moralizzare, ma fornire gli strumenti conoscitivi perché ciascuno possa comprendere quando e quanto il consumo di alcol diventa un pericolo. 

Il vino, se rispettato nelle dosi e nei contesti giusti, non deve essere additato come un “veleno” assoluto, bensì gestito con la responsabilità e la moderazione che la nostra cultura del bere da sempre insegna.

La vignetta utilizzata per l’apertura è di Bruno Albuquerque, “Vinho Celestial”, tratta dal concorso di (eno)satira Spirito di Vino, edizione 2021, categoria Under 35, organizzato dal Movimento Turismo del Vino Friuli Venezia Giulia.

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