La famiglia Vettoretti della cantina La Tordera coltiva Glera in quel di Valdobbiadene da oltre un secolo, poi ha ampliato la produzione nelle altre zone del Prosecco: l’altra Docg, quella di Asolo, e la Doc Prosecco. Sempre con ottimi risultati.
Sono ottanta gli ettari de La Tordera, equamente divisi tra la zona della Doc Prosecco, della Docg Conegliano Valdobbiadene e della Docg di Asolo. Giunti alla quarta generazione, da oltre 100 sono custodi di viti centenarie di Glera, spettacolari quelle del basso Cartizze. Oggetto di ammirazione ma anche di studio, rappresentano motivo di orgoglio per tutto il territorio.
Come siano arrivate a suddetta veneranda età è l’interrogativo più intrigante di tutti. Di certo sono spettacolari e degne dello stupore che suscitano. Quando vieni portato sul territorio, di rito è il giro sul Cartizze. La collina è in grande pendenza, le viti sono appese alla roccia, da lì si gode di una vista mozzafiato su quel susseguirsi, apparentemente infinito, di colline abitate da vigneti. Per forza quando vieni portato su Cartizze vieni portato sulla parte alta, ti manca il fiato da quanto è bello. Ma di Cartizze esiste anche quello basso. E io quello basso ancora non l’avevo mai visitato.
Ho fatto conoscenza con le viti centenarie in compagnia di Paolo Vettoretti, e sono sempre più convinta che questo territorio sia speciale, più di tanti altri.
“Siamo nati nella terra e siamo ancora contadini”

Pietro (oggi +80) e Mirella Vettoretti con questa frase in testa hanno fondato l’azienda che oggi è guidata dai figli Paolo e Renato. Concretezza, solidità e tanti piccoli passi… non sono parole mie, ma quelle con cui si descrivono in prima persona e con le quali raccontano il loro percorso. Perché è proprio di questo che sembra trattarsi. Un percorso, che dura un tempo più o meno lungo sulla terra, fatto di ascolto e di vita simbiotica con essa.
Tutto ha avuto inizio da quel Cartizze e da quel piccolo vigneto acquistato nel 1918 dal nonno di Pietro. Un pezzo di terra che, dopo la guerra, per una felice intuizione (in un periodo davvero triste) fu dedicato solo alle piante da uva. Gettando, più o meno consapevolmente, i presupposti per il segreto della longevità di queste piante. Oggi il motto di famiglia rimane provare, progredire e produrre. Guardando sempre avanti, consapevoli del proprio tesoro da custodire.
La Tordera, Prosecco a 360 gradi


Il Prosecco dalla famiglia Vettoretti è concepito in tutte le sue forme. Quello Doc, così come quello Docg sia alla sinistra che alla destra del fiume Piave. Una relazione con la Glera decisamente intensa la loro, tanto da trasformare il lavoro in una passione.
I miei assaggi si sono concentrati sulla denominazione del Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene (per loro solo Valdobbiadene), quello a sinistra Piave, figlio del territorio le cui colline sono diventate nel 2019 Patrimonio Unesco. La Glera regna sovrana con sistemi di coltivazione che vanno dalla spalliera alle pergole. La gestione del vigneto è intelligente e rispettosa, non disdegna qualche diserbo ragionato là dove necessario. Il segreto sta nella diversificazione, andando ad attingere da vigneti e Rive diversi.
Ci si prende cura non solo delle piante e del paesaggio ma anche e soprattutto dei suoli. Suoli che negli anni hanno faticato, si sono impoveriti e ora devono tornare a vivere e ospitare più vita possibile. Lavorazioni mirate e concimazioni laddove necessario.
Tra la produzione aziendale, Cartizze è certamente una certezza (scusate l’allitterazione), ma ad aver conquistato la mia attenzione è stato Otreval. Ne ho apprezzato da subito il grande equilibrio. Sembrerà banale ma è non dosato perché non serve (in etichetta extra brut per ovvi motivi). Da uve Glera e altre varietà minori raccolte a maturazione perfetta. Ha un grado alcol leggermente più alto, 12% vol. recita l’etichetta che fornisce inoltre qualche altra notizia interessante: 68 kcal per 100 ml, 76 mg/l SO2 tot. Beva piacevolissima, ufficialmente il mio nuovo Valdobbiadene preferito.
La modernità del Prosecco
Che vi piaccia o che lo beviate o meno, non è questo il punto. Il fatto è che, da un’analisi oggettiva, non possiamo non essere tutti d’accordo sul fatto che questo sia tra i vini più moderni e contemporanei di sempre. Basso grado, fragrante nei profumi, con le bollicine, zero zuccheri e, udite udite, low cal (arriva al massimo a 73 calorie nel Cartizze Dry).
Per me il vino moderno e per le nuove generazioni di consumatori che in tanti stanno ricercando è sempre esistito e si chiama Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore.