Apparentemente una provocazione, ma in realtà una proposta: perché – ragiona Daniele Cernilli – per realizzare un vino a bassa gradazione alcolica non permettiamo la diluizione con l’acqua?
L’atto di “annacquare” il vino è da sempre una pratica diffusa. Fin dall’epoca degli Antichi Romani esisteva la figura del “magister simposii, arbiter bibendi” che era colui che stabiliva nei banchetti con quanti parti di acqua si dovesse diluire il vino. Il “merum”, vino non annacquato, era roba da ubriaconi. Ovviamente, il vino di quell’epoca era diverso dal nostro, poteva vagamente somigliare a un vermouth, e quindi la diluizione poteva essere consigliabile.
Vino, e stavolta con la gazzosa, ma anche con l’acqua “acetosa” (frizzante in romanesco), era il modo con il quale si beveva comunemente nelle osterie e nelle fraschette fino almeno alla metà del secolo scorso.
Tutto questo per dire che aggiungere un po’ d’acqua al vino è qualcosa che si usa fare da secoli, se non da millenni. Un appassionato potrà anche storcere il naso, ma così è stato e così continua ad essere nei consumi più “popolari”. Personalmente non lo farei con un vino di alta qualità, ma qualche volta, con qualche bianco acidulo e senza pretese, magari in estate, non me la sentirei di criticare chi lo fa.
Acqua e alcol hanno poi un’altra modalità d’incontro e in un certo senso di collaborazione. Avviene nella produzione dei distillati, che appena fatti hanno gradazioni alcoliche elevatissime, anche sopra gli 80°, ma che poi vengono tagliati con acqua distillata fino a scendere a 40-43°, che è il livello più comune per Cognac, Whisky, Rhum, Vodka o Grappa.
Diluire il vino con l’acqua
Vi chiederete perché tutto questo ragionamento. Perché, tornando al tema dei vini parzialmente dealcolati, mi è venuto in mente che forse una soluzione molto più semplice si potrebbe anche immaginare. Se la diluizione con l’acqua – acqua e vino – ha funzionato in passato, se addirittura è alla base della produzione dei distillati, perché non provarci anche con i vini? Con quelli più semplici, innanzi tutto.
Senza usare filtraggi sottovuoto effettuati con macchinari costosissimi, senza usare sette litri di acqua per litro di vino. Semplicemente utilizzando acqua distillata, naturalissima, non inquinante, poco costosa. Senza dover aggiungere zuccheri per addolcire vini altrimenti poco invitanti, come avviene nella produzione anche dei vini parzialmente dealcolati.
Credo che qualcuno lo abbia già sostenuto nel recente passato, almeno proviamoci e vediamo se funziona. Per ora è una pratica illegale, una sorta di truffa, tanto che c’è una canzoncina romana che imputa all’oste di aver messo proprio acqua nel vino, ragione per cui non verrà pagato. Ma se è oggi legale dealcolare, perché non dovrebbe diventarlo anche diluire?
3 commenti
O my Gosh… Chiariamo … Se prendiamo un bicchiere bello grande, diciamo 250 ml ,e ci mettiamo 125 ml di vino, annacquiamo “a pari” con 125 di acqua: che succede ? C’erano 12 grammi di alcol in quel bicchiere, quindi ? NULLA, non succede nulla , i 12 grammi stanno TUTTI lì, ho inguaiato un buon vino ma me li sono bevuti comunque. Quindi ? Vediamo nella botttiglia : SE in una bottiglia da 750 ml a 12 gradi ci metto, chessò 600 di vino e 150 di alcol che succede? A parte che diventa uno schifo … transeat… ma l’alcol ? E’ ovvio che la concentrazione di alcol è relativa ai 600 ml di vino a 12 gradi (600×0,8×12/100) cioè 57,6 grammi di alcol che sarebbero stati 72 grammi in una bottiglia da 750 ml non annacquata. Allora che si fa? Se metto a tavola la bottiglia annacquata, dei 6 bicchieri, che ne deriverebbe, cosa assumeremmo in termini di alcol? Beh, i calcoli sono già fatti , invece che 12 grammi di alcol di vino schietto ne assumo 9,6 a bicchiere. Ma che mi sono bevuto? Una ciofega. Non sarebbe meglio fermarsi al primo bicchiere di vino schietto? Sarebbero i famosi 10 grammi dell’OMS da non superare … meditiamo, meditiamo , evitiamo battaglie , se è un fiore all’occhiello il fiore s’ammoscia … Salute!
Ho apprezzato i suoi interventi -semplici, chiari, senza paludamenti- fin dalla breve stagione con l’ex-AIS di Ricci (allora frequentavo il corso)- e ora apprezzo il coraggio con cui lancia questa provocazione che, a mio parere, sarebbe la cosa più semplice e giusta da fare. Provare, almeno.
La ringrazio.
È uno dei rari casi in cui dissento da lei. I dealcolati oggi sono poco invitanti ma già molto migliori rispetto a pochi anni fa, e con l’aumento della richiesta mi aspetto un aumento degli investimenti in ricerca per produrre a zero alcol qualcosa di riconoscibile come vino e non succo d’uva. I parzialmente dealcolati, con gradazione tra 6 e 9% vol., sono spesso già più che accettabili, ed ugualmente avviati ad una notevole crescita qualitativa. Ammettere la diluizione (che sarà comunque una delle soluzioni per il consumatore che debba evitare l’alcol, ma fatta a modo e gradimento suo) significa frenare la costosa ricerca tesa a produrre un vino che perdendo l’alcol mantenga intatte quanto più possibile tutte le componenti ulteriori.